E. Striano, Il resto di niente
Romanzo storico che segue l’effimera parabola della Repubblica napoletana del 1799, e l’eroina che ne ha incarnato le aspirazioni, i sentimenti e il fondamento etico e culturale: la portoghese Lenora Pimentel Fonseca.
Attraverso i suoi occhi vediamo la bellezza di Napoli, l’orgoglio e la vitalità del suo popolo; e al tempo stesso l’immutabile condizione di povertà in cui versa la povera gente, e l’ingiustizia perpetrata da istituzioni politiche e clericali ignoranti e corrotte.
“Napoli è come una Vipera: la testa è velenosa, la coda non serve a niente, la parte di mezzo è buona“, dice il falegname Don Eduardo alla marchesa de Fonseca.
Contro questo nemico combattè una delle più importanti intellettuali dell’epoca, scrittrice e fra le prime donne giornaliste in Europa. Amica di intellettuali e rivoluzionari, viene descritta anche nel suo lato privato: il matrimonio senza affetto, la dolorosa e prematura scomparsa dell’unico figlio, gli scarni amori sempre contrastati nell’arco della sua esistenza. E poi ancora l’emarginazione politica, il carcere, l’attività giornalistica e l’attivo sostegno ai rivoluzionari nella loro strenua resistenza, fino alla capitolazione e alla condanna a morte.
Il tragico epilogo rende coscienti dell’enorme occasione sprecata per il riscatto della città, invece condannata ancora e sempre alle grida e ai cachinni dei tanti Pulcinella che si agitano attorno al patibolo dei giusti.
È di sicuro l’opera più conosciuta di Enzo Striano, scrittore e giornalista comunista venuto a mancare nell’87: un romanzo storico fortemente caratterizzato in senso sociale che non può – a nostro modo di vedere – non essere annoverato fra i libri da leggere, prima o poi…
Enzo Striano, Il resto di niente, Mondadori, pag. 402, € 9.50
Angelo Passero
Angelo Passero, Enzo Striano, Il resto di niente, letteratura, martelive, martemagazine, Mondadori, Recensione