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Olinsky II atto

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[ARTI VISIVE]

1339520078bMILANO- Inventarsi un artista, chiamarlo Olinsky, farlo nascere il 18 marzo 1886 a Slavateck nella Slavonia Occidentale. Decidere che è l’undicesimo figlio di Solomon Borsivic Olinsky, commerciante di granaglie stabilitosi a Grodno e di Natasha Smirnoff, nipote di un famoso commerciante di vodka.
Definire che, quando Olinsky nasce, suo padre ha 86 anni e segue ancora personalmente i suoi affari commerciali nella speranza che almeno l’ultimogenito, terminati gli studi di avvocatura, possa prendere in mano la sua attività. Tutto questo per dare un senso alla mostra organizzata nel Little Circus, lo spazio speciale della galleria Antonio Colombo di Milano, che ricalca i vari generi pittorici degli ultimi duecento anni, ma facendone soggetto un cagnolino.

Olinsky è Paolo Sandano. I suoi dipinti sono su tela e su tavola di medie e piccole dimensioni. L’artista rende omaggio, con un tocco di simpatica ironia, ai temi della storia dell’arte a lui più cari.
Le opere in mostra rappresentano tutte un cagnetto che ricorda Pluto ma che ha un fisico sottile, ma sono proposte con stili molto diversi tra loro, perché risentono dell’influenza delle correnti artistiche in voga nel periodo “in cui sono state realizzate” (alcune opere sono datate 1880). Per questo si spazia dal Futurismo all’Impressionismo, al Realismo, al Puntismo.
Tra di esse, le più belle sono “Sogno erotico della signora Twiningod”, “Scultore moderno” (realizzato a bomboletta), “Seraut e la sua vespa” (puntinismo), “Il figlio di Marat su un tappi”, “Giocatore di tennis intrepido” (a tennis si gioca sul dorso di una balena) e “Ballerina al Lapin Agile” (puntismo). In mostra anche tele molto piccole. Ogni disegno è prima tracciato a matita, lasciata sempre ben visibile anche sull’opera completata.
Ecco quindi in mostra diversi modi di vedere e riprodurre i pensieri di Olinsky (che mantiene sempre una certa ironia) attraverso svariate tecniche, da quelle più datate a quelle dei giorni nostri.
La storia inventata continua: nel 1910 Olinsky esegue un ritratto del padre con la matita di piombo. Il ritratto è ancora conservato. 1915. In estate Olinsky percorre la penisola di Gyda sulla costa orientale del Mare di Lapten e nonostante le temperature rigide di quei luoghi, insiste nell’inseguire dei paesaggi dal vero.
Per tutta la vita viaggerà quasi ogni anno. 1918-23. Segue la Scuola di Belle Arti di Celjabinsk e le sue opere vengono rifiutate dal Salone dell’Associazione dei pittori di questa città 1923 Olinsky ha 37 anni quando si stabilisce a Madrid. Entra nello studio del pittore accademico Alvarez de Sotomayor direttore del Prado.

Il rapporto tra i due è conflittuale a causa delle loro divergenze di vedute sull’arte, la politica e la vita. 1923-43.shapeimage 3
A causa di numerose delusioni artistiche decide di entrare nel Convento francescano di Valladoid, sperando di trovare conforto nella religione. Qualche decennio più tardi confesserà che questa fu solo una scusa per non essere coinvolto nel conflitto mondiale.
Agli inizi del 1943, trascorsa la crisi religiosa, getta la tunica e ricomincia a dipingere. 1945. Si trasferisce a Parigi e frequenta Andre Breton pur non condividendone pienamente le idee surrealiste.
Acquista, in un’edicola della gare di Lyon, un numero di Topolino e ne rimane folgorato. Rinnega tutta la sua arte precedente e considera Disney l’unico grande artista del XX secolo. Alla fine del ’46 si stabilisce a New York ma l’ambiente artistico, cinico e provinciale (ancora ‘sottomesso’ alla cultura europea) lo deludono.
Nel 1947 decide di trasferirsi a Hollywood. Nel 1948 ad un party conosce la sorella di Walt Disney che corteggia con insistenza, riuscendo a stabilire un saldo rapporto amoroso e non. Walt, geloso, cerca di allontanarlo accusandolo di essere comunista anche se lui si definisce monarchico.
Ritorna a New York nel 1950 e si stabilisce dal fratello psichiatra Judovin Olinsky che lo prende in cura. 
Dal 1950 al 60 soggiorna a Venezia. Il cugino Boris gli invia una copia della sua traduzione della “Teoria dei colori” di Goethe. Dipinge assiduamente sotto l’influenza dell’arte disneyana e veneziana. Non è interessato ad esporre le sue opere. 1965 Ritorna a New York. Il fratello Judovin gli lascia in eredità l’appartamento ed una certa somma di denaro che gli permetterà di vivere agiatamente e di frequentare il bel mondo artistico ed intellettuale di New York. 1975 Ad una serata, in cui sono presenti i maggiori artisti pop, litiga con Wahrol che lo provoca e lo corteggia apertamente in modo volgare.

Con il 1976 inizia un nuovo decennio di ricerca artistica, molti lo crederanno morto ma in realtà Olinsky conduce schiva e ritirata recluso nella propria dimora. Ha rapporti epistolari solo con il famoso botanico Fabiolo Bedlin che lo incoraggia a proseguire nella sua ricerca artistica.
Nel 1987 si trasferisce in Europa e dal 1990 al 93 lavora assiduamente ai suoi temi più cari, cercando di fondere l’arte europea con l’arte disneyana. Il 1993 è l’anno della procreazione, miracolosamente nasce la sua primogenita Mimì. Per i grandi festeggiamenti Fabiolo Bedlin gli fa conoscere il famoso mercante d’arte italiano Adrian Gentiluccu che credendo ciecamente nel suo lavoro inizia il capillare lavoro di divulgazione della sua poetica.
Negli ultimi anni, dopo la nascita del secondogenito Theo, Olinsky si ritira in totale isolamento è avrà rapporti con il mondo esterno solo attraverso la cauta mediazione del suo biografo italiano: Paolo Sàndano attuale curatore dell’Archivio.
E tutto questo, in realtà, per una storia iniziata nella testa di Sandano un pugno di anni fa. Forse, il personaggio Olinski è più interessante e più accattivante dei quadri di cagnolini che egli realizzerebbe, o avrebbe realizzato, nei secoli.

Silvia Tozzi

 

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