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Ancora Globe sotto il cielo stellato romano

Ugo-Pagliai 2

[TEATRO]

Ugo-Pagliai 2ROMA- Stessa storia, stesso posto, stesso Globe. Anzi, mea culpa: è tutto decisamente migliorato. Rispetto a quando misi piede per la prima volta nel bellissimo teatro in Villa Borghese a Roma (parlo appena di due anni fa, ma tal pensiero altisonante mi piaceva troppo), tantissimi i passi in avanti fatti.
A partire dalle sedute, decisamente più comode. E proseguendo con l’organizzazione, sempre più precisa in fatto di orari e di prenotazioni. Una serata al Globe si conferma uno dei modi migliori per trascorrere le afose ore notturne della Capitale. Soprattutto per i più giovani, che possono scegliere di risparmiare accomodandosi a terra, a pochi metri dal palco. Ecco, questa è un’altra cosa che fa decisamente impazzire: la democratizzazione del teatro, che sdogana finalmente le alte tariffe italiane e diventa merce più commerciale (in senso buono) e cibo sopraffino per la mente e orgasmo umano-culturale. In maniera low cost.
Rispetto a quando misi piede per la prima volta (ci ho preso gusto) tra le mura in legno e non-so-cosa del grande anfiteatro della cultura, la qualità della rappresentazione non è cambiata. Per fortuna. Dopotutto si parla di uno standard abbastanza elevato, con punte altissime e nomi di grande spicco, affiancati ad attori e attrici di più o meno media bravura. Essendo stato ospite per la pièce Falstaff e le allegre comari di Windsor, qualche breve riflessione. Ma iniziamo dalla storia.
La commedia, secondo un’opinione diffusa, fu scritta da Shakespeare in soli 14 giorni, “quasi di getto”: la regina Elisabetta era rimasta a tal punto impressionata dal personaggio di Falstaff nell’Enrico IV da chiedere al bardo di farlo rivivere in’altra opera. La trama si sviluppa in un doppio filone, quello di Falstaff, esuberante e simpatico cialtrone perennemente a corto di quattrini, che fa la corte a due ricche signore con l’intento di spillar loro del denaro, e quello della giovane Anna Page, i quali genitori cercano insistentemente di maritare.

Caratteristica principale dell’opera è senz’altro la sua doppia natura. Da un lato fornisce un autentico spaccato della società provinciale inglese, per la sua ambientazione, la sua atmosfera, il muoversi dei personaggi e il loro stesso dialogare (il linguaggio è infatti estremamente colloquiale, più di ogni altra commedia di Shakespeare, ed è ricco di riferimenti a luoghi, persone e usi che dovevano esser familiari ai londinesi del tempo); dall’altra il tema centrale della beffa intorno agli sfortunati tentativi di seduzione del protagonista e quello della gelosia coniugale erano già stati abbondantemente sfruttati dalla novellistica italiana (ritroviamo ad esempio l’episodio della cesta del bucato nella raccolta Il Pecorone di Giovanni Fiorentino, che il bardo terrà ben presente anche per la stesura de Il mercante di Venezia).
Ed ora entriamo nello specifico. Ugo Pagliai, l’attore principale, che dà volto e voce a Sir John Falstaff, è semplicemente eccelso, capace di generare una risata fragorosa ed inaspettata con una semplice smorfia o cenno. Accanto a lui tanti bravi interpreti: Roberto Della Casa, Martino Duane, Gerolamo Alchieri, Claudia Balboni e Franca D’Amato, giusto per fare qualche nome. Giù di tono, in certi momenti, altri personaggi secondari. Bella la colonna sonora, con le musiche di Gioacchino Rossini, deliziosi gli intermezzi musicali plurilingue, azzeccati anche i costumi.
Applausi e standing ovation meritati, senza ombra di dubbio. Qualche sbadiglio soffocato qua e là, dopotutto parliamo di uno spettacolo di 150 minuti (e mi ripeto, come ogni anno: sono troppi), non cambia il risultato: OTTIMO. Grandi le aspettative per i prossimi spettacoli in programma: dal 9 agosto Giorgio Albertazzi in Giulio Cesare, dal 7 settembre Come vi piace.

Francesco Salvatore Cagnazzo

 

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