U. Estrada, Tania a fianco del Che in Bolivia
La storia è piena di donne che hanno dedicato la loro vita alla costruzione di qualcosa che ritenevano migliore, così come l’editoria è piena di volumi che ne cantano le gesta. Eppure la personalità di Haydèe Tamara Bunke Bider ha un qualcosa di speciale, di carismatico, di fortemente attrattivo che potrebbe coinvolgere in pieno il lettore, ma che si ferma ad un livello precedente per le modalità con cui è presentata.
La narrazione è lenta, i particolari storici eccessivamente manualistici e in certi momenti sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo quando, impauriti da un’interrogazione imminente, eravamo costretti a passare le notti sui libri di storia.
Il corpo centrale ci racconta delle vicende vissute da Tania, questo il nome di battaglia scelto dalla Bider per affiancare il Comandante Che Guevara, e ci conduce insieme a lei tra Cuba, Germania, Polonia per finire in America Latina dove la guerrigliera avrebbe dovuto portare a termine il suo incarico. Una storia avvincente, un percorso emozionante che ci fa viaggiare per il mondo, nella speranza che qualcosa si possa davvero realizzare.
L’immaginazione del lettore accompagna il susseguirsi dei capitoli e si percepisce quasi una collaborazione con la guerrigliera: si entra a far parte del suo entourage di amicizie, la si immagina presente ai ricevimenti istituzionali, la si segue nei commissariati sperando di non essere scoperti, si soffre con lei per il distacco dalla persona che ama, si sostiene durante le lunghe marce e le battaglie. Creiamo assieme a lei nuovi rapporti interpersonali, distruggiamo legami, ci nascondiamo, ci mimetizziamo e, infine, la cerchiamo nelle zone di guerriglia sperando di trovare il suo corpo.
A difendere la memoria della guerrigliera, accusata di tradimento nei confronti dei compañeros e di promiscuità, ci pensa la madre Nadia in una lunga intervista finale in cui, fiduciosa e fermamente convinta dei valori in cui credeva la figlia, spiega con precisione gli accadimenti dell’epoca, cercando di far comprendere meglio anche la personalità di Tamara.
In tutto questo l’autore del libro, Ulises Estrada, lui che l’ha tanto amata e sostenuta, non riesce in pieno a trasmettere la passione e la profonda stima che ha sempre provate per la sua donna. La lettura non è scorrevole, capita di incepparsi e tornare indietro per capire meglio, così come di abbandonare il libro per riposare un attimo la mente e soprattutto la narrazione è fredda, distaccata. Di certo un tipo di scrittura più emozionale, anche se avrebbe perso un po’ nel suo attaccamento perfetto ai fatti storici dell’epoca, avrebbe evitato di rendere il libro un resoconto storico per pochi eletti.
Ulises Estrada, Tania, a fianco del Che in Bolivia, Edizioni Clandestine, pp. 218
Caterina Altamore
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