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Affini come l’acqua e il vino

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[TEATRO]

1ROMA- “Precisamente,” rispose il capitano, Quelle sostanze che, incontrandosi, subito si compenetrano e si influenzano reciprocamente, le chiamiamo affini.” “Mi permetta di confessare,” fece Carlotta, “che quando lei chiama affini queste singolari sostanze, a me esse non tanto paiono legate da un’affinità di sangue, ma da un’affinità che riguarda lo spirito, l’anima”.

E’ da questa discussione sulla chimica degli elementi che nasce il terzo romanzo di un grande della letteratura, Johann Wolfgang Goethe. Le affinità elettive, datato 1809, è uno splendido e drammatico sguardo sull’unione di 4 personaggi, che intrecciano il loro spirito e le loro anime scombinando gli equilibri iniziali. Carlotta moglie di Edoardo, si innamora dell’amico di lui il Capitano Otto e Edoardo si innamora della figlia adottiva di sua moglie, la piccola e timida Ottilia. Da queste amori funesti si svilupperà il dramma delle coppie.
Confrontarsi con un testo così famoso e importante della letteratura mondiale, è una grossa sfida. L’impresa è stata tentata dalla drammaturga e regista Ilaria Testoni, che ha portato in scena al Teatro Arcobaleno, dal 15 al 31 Maggio, la sua personale visione de Le affinità elettive. La Testoni ha riadattato il testo di Goethe tanto da farlo durare solo un’ora e cinque minuti.
Spesso come accade in queste operazioni si tende a raccontare e chiarire la storia a discapito dei sentimenti, delle evoluzioni psicologiche dei personaggi. I libri, soprattutto quelli ben riusciti, sono conditi di innumerevoli sfumature sentimentali, tanti ricami e orpelli psicologici che ti trasportano all’interno del personaggio, e di noi stessi che leggiamo, e ti legano ad essi e alla storia in modo unico e irripetibile. 3
Per poter trasportare tutto questo in testo teatrale, a mio avviso, bisognerebbe concentrarsi solo su uno o due personaggi. Farli crescere, farli evolvere all’interno del contesto raccontato. Nel testo messo in scena c’è una predilezione per i fatti, per gli intrecci, per la spiegazione degli eventi. Una scelta che può risultare anche giusta quando la storia è sconosciuta, e che potrebbe servire in ogni caso ad interessarsi all’opera di Goethe qualora non la si conoscesse. Penso che potrebbe essere ottima a livello didattico nelle scuole. 
La bravura degli attori, Annalisa Biancofiore, che interpreta Carlotta, Giulia Adami, che interpreta Ottilia, Mauro Mandolini, Edoardo, e Vittorio Vannutelli, il Capitano, riesce in alcuni momenti ad investirci di lampi di emozionalità, barlumi che però non sono sostenuti dal testo e che risultano troppo brevi per una complessità emozionale tale. Molto bella la scenografia, semplice ma d’effetto. Rami tagliati, alberi e cumuli di cortecce sul palco, e molto interessante anche l’illuminazione che grazie ad un ciclorama usato come fondale e illuminato da dietro creava in alcuni momenti degli effetti molto intensi, lasciando solo le sagome dei personaggi, come nella scena (a mio parere gratuita) di sesso tra Carlotta e Edoardo.
Molto belli e fedeli all’epoca della narrazione anche i costumi. In generale, grazie all’ottima prova degli attori e al contorno perfetto, lo spettacolo risulta molto gradevole. Da consigliare soprattutto a chi non conosce la storia, e non ha letto il libro.

Valeria Loprieno


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