A chi baciamo le mani?
[TEATRO]
ROMA- Raccontare la mafia nelle sue piccole e grandi manifestazioni. Non solo la mafia delle grandi imprese, degli affari, della politica, ma la mafia quotidiana che permea nel profondo il nostro Paese.
Le ingiustizie e le incoerenze di una società che ha fatto proprio quel modus vivendi che è, storicamente, il terreno fertile della criminalità. Una delle maggiori piaghe sociali di questa epoca, la malavita mafiosa ha origini storiche antiche: la mafia dei clan, degli arresti eccellenti, si annida in quell’accondiscendenza che caratterizza la società italiana nel suo insieme, al Sud come al Nord. Dal pizzo, all’accettazione delle piccole anomalie nelle assunzioni, negli ospedali, nelle università. Proprio la mafia è stata al centro di A chi baciamo le mani?, spettacolo realizzato dalla compagnia teatrale Fuo.ri.Terr.A per la regia di Marco D’Aleo dall’8 al 13 maggio presso il teatro Agorà. Un gruppo a metà strada tra il teatro civile e il teatro danza, due forme espressive che ben rappresentano, in maniera mai banale, il ritratto di un dramma tutto italiano. Non mancano i riferimenti alla attualità e tramite la danza viene ricreato, con straordinario realismo, quel clima di compromessi, nel quale intere generazioni, soffocate, sono state costrette a crescere.Lo spettacolo, costruito in microepisodi, si spinge oltre i fatti contingenti per rappresentare il microcosmo che si muove dietro il sistema mafioso nel suo insieme.
Questo spettacolo racconta l’omertà e l’accondiscendenza di tutti noi, l’illegalità diffusa alla quale si è tristemente abituati, che hanno permesso l’innesto della mafia nel tessuto sociale e per la quale la presa di coscienza e la partecipazione sembrano essere gli unici antidoti possibili.
Angelo Passero
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