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AA.VV._ Sulle Labbra Di Un Altro

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sulle-labbra-di-un-altroScoprire di aver preso un granchio può essere un boccone amaro da mandar giù, o una liberazione, o un inatteso rovesciamento prospettico, e questo lo sappiamo. Come sappiamo anche che l’una o l’altra cosa dipendono spesso da come ci si accosta al dato.

Se però tenete a interrogarvi su quale sia il vostro caso, un consiglio ci sentiamo di darvelo di tutto cuore: fate come chi scrive e smontate immediatamente qualsivoglia pregressa forma di remora o diffidenza nei confronti delle rassegne tematiche nel nome di un artista.
Specie se l’artista in questione è LUIGI TENCO (che, ci perdonerete, ma grassetto e maiuscolo integrale se li stramerita d’ufficio). Perché, vi chiederete. Ebbene, di tanti motivi ce ne basta uno solo: perché per l’albero della musica di casa nostra, l’opera del cantautore piemontese continua tuttora ad essere ossigeno, sole e arbusto: ma soprattutto radice. E in mezzo c’è già quasi passato mezzo secolo. Mezzo. Secolo.
Perché di secoli interi ne potran passare quanti vorremo, ma avvicinarsi a Tenco sarà sempre un ritorno: un ritorno alla nostra fanciullezza, ombrosa e divisa tra candore, sentimento e sguardi indagatori. E tanto, tanto silenzio.
E perché mai niente che davvero ve ne parli potrà sottrarsi alla commozione del riconoscere tutto questo.

Non possono queste righe, né può un documento infatti sincero e sentito come questo Sulle Labbra Di Un Altro, il doppio cd che Club Tenco e Lilium confezionano in tandem sotto la cura intelligente ed attenta di Enrico de Angelis ed Enzo e Giancarlo Onorato.

In questo caso la formula scelta è per di più piuttosto originale: il primo cd, Lontano Lontano, contiene le ventuno versioni dell’omonimo brano (che in altrettanti anni son state sigla della rassegna d’autore che l’Ariston di Sanremo ospita per celebrare il Nostro) ad opera di molte grandi firme; Come Fiori In Mare raccoglie invece le voci di alcuni di quei nomi che molto dovrebbero esserci noti e troppo poco lo sono: sedici “giovani” Artisti che al canzoniere tenchiano chiedono licenza di rileggere altrettante gemme, ripagandolo con numerose prove d’amore e devozione.
In un simile contesto finisce per essere un peccato veniale la comunque spiacevole, latente sensazione che si sia puntato più sul primo dei due, seppur indubbiamente forte del mix tra “usato sicuro” e particolarità del confronto ripetitivo, che non sulla freschezza e sul talento delle nuove leve.
Perché a prescindere da quale ne sia la parte di maggior interesse (a nostro avviso è di gran lunga Come Fiori In Mare ad aggiudicarsi tale palma) il punto è un altro, ed è quello che abbiamo rilevato prima: la magia di queste canzoni.
Che ancor oggi letteralmente ci ricordano che in natura non è solo la luce a splendere, ma che anche la musica può.
Che spogliano chiunque le canti di ogni orpello, restituendogli (e restituendoci) solo verità ed emozione.

Di qua lo testimoniano interpretazioni come quelle di Gianna Nannini, Fiorella Mannoia o del Samuele Bersani che si accompagna con Gino Paoli, o addirittura il mezzo miracolo di far sembrare significativo perfino un Cristicchi o di scomodare uno splendido Gilberto Gil e magicamente restituire Antonello Venditti a una fanciullezza bruscamente spazzata via a colpi di mondi di ladri e frutti amari.
Dall’altra parte, si diceva invece, vi colpirà al cuore una lunga serie di dichiarazioni d’amore.
Che sebbene falliscano in episodi da dimenticare (come l’inspiegabile storpiatura di “Prete In Automobile” ad opera dei Mariposa), o non trascendentali (gli eccessi manieristici della “Vedrai, Vedrai” di un Mauro Ermanno Giovanardi ormai davvero troppo esclusivamente autoreferenziale), trovano però apici memorabili nelle meravigliose “Se Sapessi Come Fai” e “Più Mi Innamoro Di Te” riprese rispettivamente da Stefano Amen e Guido Maria Grillo, nella “Isy” di – segnatevi questo nome – Alessandro Fiori e soprattutto nel(lo s)travolgente coraggio con cui Iosonouncane ripropone “Ciao Amore, Ciao”.
Insomma, un grande colpo messo a segno nel nome di una radice che, come tante di questo nostro squinternato Paese, continuiamo a disconoscere e dimenticare. E, soprattutto, un documento da avere assolutamente.

Francesco Chini

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