Bestiario: soliloquio per tre maschere
[TEATRALMENTE]
Tre immagini-simbolo della forza che spesso può divenire ferocia. Tre riflessi di una realtà claustrofobica e costrittiva per ciascun uomo che – pur inconsapevole – non sarà mai completamente libero.
Il lupo, l’aquila e il drago rappresentano così i tre poteri (economico, militare e religioso) in Il Bestiario, lo spettacolo andato in scena dal 1 all’11 dicembre, al Teatro Duse di Roma per la regia di Klaus Kurtz. E già dal titolo è chiarol’intento.
E bastano appena una manciata di minuti per immergersi in questo breve viaggio alla scoperta delle umane miserie, il tutto condito da dialoghi forti, non privi di comicità e sarcasmo.
Simone Fraschetti, più che padrone della scena, incarna i tre personaggi, strappa sorrisi e qualche riflessione, cambiando continuamente registro. Si passa dal truce a momenti poetici, di maggiore pacatezza. E le immagini proiettate fra un segmento e l’altro dello spettacolo non fanno che rafforzare l’idea di una natura umana “bestiale”, rappresentando simbolicamente la trasformazione, l’evoluzione e l’involuzione di ogni essere vivente. Interessante, fra l’altro, la traduzione live in Lingua Italiana dei Segni a cura di Michela Ortolani. Un’iniziativa davvero encomiabile che ha consentito, non a caso, di avere un buon riscontro di presenze in sala anche fra i Non Udenti e che dovrebbe essere presa ad esempio più spesso fra le compagnie teatrali.
Angelo Passero
Angelo Passero, Bestiario, Klaus Kurtz, martelive, martemagazine, rubrica teatralmente, teatro, Teatro Duse