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Black Block, regia di C. A. Bachschmidt

Black-Block

Black-BlockDalla Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite:

Il termine “tortura” indica qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti ad una persona dolore o sofferenze forti, fisiche o mentali, al fine segnatamente di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa o una terza persona ha commesso o è sospettata aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei o di intimorire o di far pressione su una terza persona, o per qualsiasi altro motivo fondato su qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o sofferenze siano inflitte da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale, o su sua istigazione, o con il suo consenso espresso o tacito.

Guardare Black Block senza avere delle reazioni è quasi impossibile, è un documentario che arriva allo stomaco e che fa male, come se il racconto dei colpi subiti dai ragazzi che si trovavano alla scuola Diaz potesse trasmettere dolore anche allo spettatore.
Il documentario di Carlo A. Bachschmidt (Architetto che nel 2001 partecipò all’organizzazione del Genoa Social Forum), che ha partecipato al 68° Festival del Cinema di Venezia nella Sezione Controcampo Italiano, raccoglie le testimonianze di sette ragazzi che hanno vissuto i pestaggi e le torture alla scuola Diaz e nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova nel 2001, che ha visto tra le altre cose la morte di Carlo Giuliani.
Gli intervistati sono Lena Zuhlke, Niels Martensen, Mina Zapatero, Maichael Gieser, Daniel MCquillan, Chabi Nogueras, Ulrich Reichel (detto Muli), che nei ’75 minuti di film ripercorrono con la memoria quei terribili momenti. In particolar modo il regista si concentra su Muli (che si stacca dall’impianto corale), regalando allo spettatore pezzi del suo quotidiano a Berlino. In questo modo è chiara la volontà di Bachschmidt di voler raccontare una storia collettiva sui ricordi individuali dei ragazzi.

La stanza dove vengono effettuate le interviste è un luogo astratto e sembra voler rappresentare lo stato d’animo degli intervistati, come un “luogo del trauma” che spezza le vite di quei ragazzi in un “prima Genova” e un “dopo Genova”. È interessante notare come personalità differenti affrontano il ricordo della stessa violenza subita, e di come questo evento non abbia intaccato i propri ideali ma li abbia, anzi, modificati e rafforzati.
Black Block è un documentario sull’ingiustizia subita da queste persone, da una parte con la violenza e dall’altra con l’assoluzione dei vertici della polizia. È un documentario che grida giustizia, perché la verità su quelle giornate si deve sapere e perché chi non sa cosa è successo possa capire.
Bachschmidt, esperto di comunicazione sociale, ha deciso di far nascere questo progetto  dopo l’esperienza del G8, occupandosi dell’archiviazione e dell’analisi dei materiali video e delle fotografie scattate in quei giorni da parte del Genoa Legal Forum. Come lo stesso Bachschmidt afferma, Black Block è il risultato di un progetto collettivo, attraverso il Genoa Legal Forum, volto a difendere tutti i manifestanti durante i processi G8, ha dato la possibilità di conoscere tutte le parti civili e affrontare con loro i processi.
Con la visione di Black Block ci si rende conto di come in quei giorni sia stato stravolto il pensiero secondo cui le forze dell’ordine sono in piazza per garantire il diritto di manifestare dei cittadini. Questo documentario informa sul comportamento della polizia, che ha trattato i manifestanti in modo inumano e degradante (come è stato definito dalla sentenza in 1° grado), ricordando in alcuni casi operazioni di matrice nazista.
Black Block è molto diverso dagli altri documentari sul G8, non parla della morte di Carlo Giuliani, ma ripercorre dieci anni di storia (dal 2001 ad oggi), dagli eventi successivi alla devastazione della città di Genova da parte dei Black Block, e di come la linea di confine tra questi e le forze dell’ordine sia, in questo caso, molto sottile.

Alessia Tondi

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