Supergruppo Earth, Wind & Fire
[MUSICA]
ROMA – L’8 agosto dietro il suono degli Earth, Wind and Fire si nasconde un supergruppo targato Al McKay, leader storico e inossidabile della Band che negli anni ‘70 ha dato forma e vitalità al Rhythm’n’blues sfornando ben sette album di vero vinile dal successo strepitoso.
Oggi l’eco di quei tempi rivive negli All Star, una sorta di riedizione degli Earth, potenziata, utile per raccontare negli anni duemila la musica che imperversava nelle discoteche (ma non solo) di allora. Supergruppo e super esperienza quella vissuta al Teatro Romano di Ostia Antica, scenario archeologico, momento idilliaco per riascoltare grandi classici che ancora oggi fanno muovere schiena e fondo schiena. Fu così che il concerto ha tormentato parti molli e meno molli dei tanti affezionati accorsi. Lo scenario è quello tipico capitolino, caldo umido compreso. La missione è presto annunciata: gli EWF non fanno rimpiangere nessuna delle vecchie glorie, Maurice White (fondatore della band – NdR) compreso.
D’altronde le voci sono eccezionali, sopraffine: Devere Duckett, Claude Woods e Tim Owens, giovani trentenni supermolleggiati in puro stile EWF. Anche la sezione fiati, fondamentale e unica per una band ispirata al soul e al Rythm’n’blues, sembra poter risuonare con estro gli ottoni di allora. Bill Churchville, Michael Harris, Steve Baxter and Ed Wynne sorseggiano funky per tutta la sera. La zona “anta” ringrazia e gli EWF rinnovati giungono alle orecchie delle nuove generazioni raccontando come il soul, la funky music e il gospel rappresentano la radice comune di un linguaggio musicale che ha fatto epoca. E’ così che sul palco del Teatro Romano si susseguono grandi classici come “Fantasy”, “September”, “Boogie Wonderland”, “In the stone”, “Shining star”, la mitica “That’s the way of the world” e ancora “Reasons” e “After the love has gone”.
Camicie bianche scintillanti, ma con un tocco di sobrietà che forse nei primi anni ‘80 eccedeva negli scintilli, nelle paillettes dei costumi. Gli All Star ammiccano al nostro Paese, ringraziando per l’ospitalità e ricordano quella “That’s Amore” che in verità c’entra poco con lo Stivale, ma che il pubblico ascolta con piacere. Al McKay suona la sua Gibson rosso fuoco, litiga con qualche amplificatore, ma poi è la sua ritmica inconfondibile, che ha ispirato tanti musicisti fedeli alla Soul music, a rendere magico ogni passaggio, ogni richiamo alla musica nera, ispirata e catartica. Tutti in piedi, si balla fino a tarda sera, e la polvere che accompagna da secoli il Teatro Romano scivola via dagli abiti a causa del beat di bassi e cassa davvero trascinanti.
Federico Ugolini
Foto Federico Ugolini
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