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Francesco Carbone molla tutto o no?

Omino_Shiba-ok
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]

Omino_Shiba-okStudio 21 a Salerno riapre la stagione artistica della Galleria con la performance di Francesco Carbone. Il 7 settembre Carbone si è incastrato in una cornice fatta di molle e di elastici e per tre ore ha bloccato il suo corpo, ma non il suo pensiero.

L’elastico gli bloccava la bocca e gli occhi e la sua magra figura, vestita di nero, era l’oggetto della preoccupazione degli astanti nel migliore dei casi, ma anche delle burle di questi, che rimanevano basiti da una comunicazione dichiaratamente bloccata.
Carbone ha accompagnato la sua performance con il lavoro artistico di Mariangela Neve, sua compagna di vita e d’esperienza artistica. La Neve non ha immobilizzato il cammino di Carbone, i tre scatti titolati Città raccontano l’inizio di un percorso perché come ci spiega Carbone: “L’arrivo è una partenza”.
Mollotutto è il saluto dei due artisti a Salerno, i due giovani compagni d’arte abbandonano la città di provincia italiana alla volta di Berlino, lì si aspettano di poter produrre la loro arte liberamente. Neve e Carbone sono il bianco e il nero di una visione artistica, lei, pacata e attenta osservatrice, disegna un attimo e lo incastra con un altro nella sua sequenza fotografica, che si spiega anche in uno stesso scatto; lui in antitesi è brillante e incontenibile, solo le molle della sua gabbia-cornice sono riuscite e bloccarlo.
La mentalità limitata, l’incapacità di produrre arte, per i due giovani emergenti sono le molle che li fermano e li spingono ad abbracciare Salerno e a salutarla.

Dopo essersi laureato presso l’Accademia d’Arte di Napoli, Carbone ha scelto una delle forme d’arte più complesse, la mollo_tutto_Foto_di_Mariangela_Neveperformance. La sua tesi di laurea Essere Shiele, in cui Carbone si trasforma fisicamente in Shiele, è stata selezionata per la collettiva Human Right che si terrà a Rovereto dal 17 settembre al 16 ottobre 2011. Un anno fa incontra Mariangela Neve che alterna il disegno allo scatto fotografico, lei lo comprende in toto e si fa ispirare dalla volontà esuberante di Carbone. Mariangela Neve però è come il fuoco sotto la cenere, vivo e costante, inatteso e, anche se contenuto, necessario per un calore non incendiario o distruttivo. Assieme firmano una dichiarazione artistica non vendibile, non commerciabile.
Per Francesco Carbone l’arte non è il fatto mondano degli anni ’80 piuttosto è la rivoluzione fisica degli anni ’70. La crisi economica degli anni ’70 trovava risposta nei movimenti politici e artistici, trovava spazi coraggiosi ad accoglierli, adesso le opere di Nico Vascellari che sono il racconto delle sue perfomances vengono relegate nei musei e sono incastrate in una situazione che crea distanza con il pubblico. Studio 21, invece, apre le porte a un’arte che non ha risvolti economici e sfrutta ciò di cui si nutre l’arte: il coraggio di un artista come Carbone; usa e stimola il coraggio artistico per provocare il pubblico, che ride, pizzica l’artista e inserisce i sui dubbi in un grande contenitore.
Lo scopo della direzione artistica di Studio 21 è didascalico ed esplicativo, Studio 21 usa l’ironia e la capacità di mettersi in gioco di un artista coraggioso.
“Mettete il dubbio nel barattolo!” Come se un pensiero si potesse chiudere in una scatola. Rileggendoli ridiamo di considerazioni come: Ma la rossa è libera? Ma credi di campare facendo ‘ste cose a Berlino? E allora il performer ha ottenuto lo scopo: ha inserito un dubbio, un qualsiasi dubbio in una certezza che è precaria e instabile come il Tavolino precario, tavolino che non regge nulla, altra realizzazione di Carbone in cui sbattono gli avventori divisi tra le tartine e la faccia smunta dell’artista che è risoluto nel mollare tutto, ma che abbraccia dei galleristi che, oggi in piena crisi economica, non hanno nessun dubbio nel dedicarsi all’arte.

Shiba

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