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Al Teatro7 c’era una volta un re

teatralmente
[TEATRALMENTE]

teatralmenteROMA- Ha debuttato il 12 settembre C’era una volta un re, lo spettacolo di Giovanna Chiarilli in scena al Teatro 7 con tre repliche fino al 14. Le interpreti dirette da Alberto Santos: Francesca Nunzi, Cinzia Berni, Rossana Bellizzi, Betty Senatore e per la prima volta Vittoria Donat-Cattin.

Un cast tutto femminile per una storia piena di ricordi, sogni giovanili, delusioni e soprattutto di amicizia tra donne. Quella fatta dalle chiacchiere che ti fanno perdere la nozione del tempo, di frecciatine amorevoli e sincerità.
Tre quarantenni si incontrano per sfogliare il loro diario del liceo insieme ad una quarta amica più giovane con la testa tutta protesa alla ricerca del maschio. La lettura procederà intervallata da mille “ma ti ricordi …” e digressioni sulla vita untitledpresente di ognuna: 2 figli e 3 mariti, un amante clandestino da 15 anni, un fidanzamento eterno, la voglia di un uomo da amare. È naturalmente l’amore il grande tormento dei loro pensieri, ma anche i piccoli fallimenti personali – Chiara (Rossana Bellizzi) ad esempio vive ancora con i genitori – o le difficoltà di educare una figlia tredicenne che si vorrebbe sempre bambina innocente. Crisa (Francesca Nunzi) emerge come  leader del gruppo che dietro un’ironia travolgente cela momenti di cupa preoccupazione per qualcosa di misterioso che la turba. I primi momenti della commedia sono a dir poco esilaranti, una comicità autentica e diretta costruita con i tempi giusti. Grande affiatamento tra le attrici che non può che coinvolgere. Pian piano però il diario è fonte rivelatrice di segreti mai detti – il tradimento del padre di Chiara scoperto da una di loro – o dolori rimossi  come la morte di Flaminia, sorella maggiore dell’amica più giovane. Ecco che allora il lato giocoso di ognuna lascia intravedere le donne che sono diventate, ancora romantiche ma sagge. Tutte sono arrivate ad punto di svolta, al momento di tirare le somme per decidere quale nuova direzione prendere, se prenderla.

Un finale drammatico non stona con l’intero corpo della rappresentazione, perché l’autrice ha avuto il merito di dosare l’ingrediente leggero con argomenti e tematiche profondi  fino ad arrivare a quello della morte. Così viene svelato che Crisa aveva organizzato la lettura sapendo di essere gravemente ammalata, cercando la vicinanza delle sue più vere amiche un’ultima volta prima di fingere un viaggio che terminerà con la sua scomparsa in punta di piedi. La scena finale vede ognuna delle tre amiche che le rendono omaggio con una rosa mentre le raccontano, in absentia, il cambiamento che hanno intrapreso dopo la fatidica sera.

Francesca Paolini

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