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Agnes Obel: un usignolo al Circolo degli Artisti

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[MUSICA]

20110521-DSC_0937_copyROMA- Atmosfera vagamente noir, sarebbe bastato un pò di fumo in sala e sarebbe sembrato di essere in un cafè chantant di New York, nel periodo d’oro della musica romantica al femminile. Sì, ma con tutta l’eleganza del caso.

Agnes Obel ospite del Circolo degli Artisti di Roma, lo scorso 21 maggio, per la prima volta in Italia incanta gli astanti e ripete, nell’atmosfera gaia della primavera romana, il successo già ottenuto nel resto d’Europa con il suo primo lavoro da solista Philarmonics (PIAS/SELF), che ha già vinto un doppio Disco di Platino in Danimarca e un Disco d’Oro in Francia.
Spicca per la compostezza e per l’espressività melodica, la Obel, almeno di primo acchitto, poi escono fuori le note dal pianoforte e si rivela abile compositrice e scrittrice di testi essenziali, ma sorprendenti.
Al violoncello, alla chitarra e ai cori, Anne Müller, che completa, esalta e distende le melodie del pianoforte su un tappeto di fondo che incrementa la sensazione di stare al cospetto di una musica che dipinge atmosfere suggestive e malinconiche.

Melodie trasognate eppure a tratti tenebrose che esaltano la personalità dell’autrice danese, e non solo dal punto di vista tecnico. Bionda, quasi diafana, delicatissima nella parvenza, riesce a tirare fuori una voce cristallina e dai pregevoli movimenti, apparentemente fragile eppure estremamente suadente.
Scherza la Obel in un inglese diretto: poche parole scambiate col pubblico in sala, educatamente seduto come capita, ma il corpus fondamentale dei messaggi veicolati viene demandato alla musica, e a quei testi che le sono valsi citazioni in tutti i più grandi giornali di musica del mondo.
Nostalgica, eppure ariosa, intimista eppure inquieta, Agnes Obel richiama alla memoria nomi come Tori Amos e Kate Bush, eppure se ne discosta subito per intraprendere un cammino personale che sa un pò di Roy Orbison, Joni 20110521-DSC_0913_copyMitchell, PJ Harvey e tanti altri.
La Obel sostiene che i suoi testi nascono dalle melodie, dalle loro atmosfere. Parlano dell’incertezza del futuro e indubbiamente del sentimento di solitudine, ma senza quella rabbia che, secondo me, non è una spinta nella musica”.
Intensa, affascinante, irresistibile Agnes Obel, rivelazione che tende ad una costante di compostezza ed austerità, e che si candida a pieno titolo per collocarsi tra le produzioni mondiali di rilievo della musica al femminile, complice anche la scelta degli autori della famosa serie americana Grey’s Anatomy di inserire “Riverside” come colonna sonora di una delle puntate

(http://www.youtube.com/watch?v=AN9OB2121kI). Siamo sicuri che la rivedremo presto…

Edyth Cristofaro
Foto di Federico Ugolini

ROMA- Atmosfera vagamente noir, sarebbe bastato un pò di fumo in sala e sarebbe sembrato di essere in un cafè chantant di New York, nel periodo d’oro della musica romantica al femminile. Sì, ma con tutta l’eleganza del caso.

Agnes Obel ospite del Circolo degli Artisti di Roma, lo scorso 21 maggio, per la prima volta in Italia incanta gli astanti e ripete, nell’atmosfera gaia della primavera romana, il successo già ottenuto nel resto d’Europa con il suo primo lavoro da solista Philarmonics (PIAS/SELF), che ha già vinto un doppio Disco di Platino in Danimarca e un Disco d’Oro in Francia.
Spicca per la compostezza e per l’espressività melodica, la Obel, almeno di primo acchitto, poi escono fuori le note dal pianoforte e si rivela abile compositrice e scrittrice di testi essenziali, ma sorprendenti.
Al violoncello, alla chitarra e ai cori, Anne Müller, che completa, esalta e distende le melodie del pianoforte su un tappeto di fondo che incrementa la sensazione di stare al cospetto di una musica che dipinge atmosfere suggestive e malinconiche.

Melodie trasognate eppure a tratti tenebrose che esaltano la personalità dell’autrice danese, e non solo dal punto di vista tecnico. Bionda, quasi diafana, delicatissima nella parvenza, riesce a tirare fuori una voce cristallina e dai pregevoli movimenti, apparentemente fragile eppure estremamente suadente.
Scherza la Obel in un inglese diretto: poche parole scambiate col pubblico in sala, educatamente seduto come capita, ma il corpus fondamentale dei messaggi veicolati viene demandato alla musica, e a quei testi che le sono valsi citazioni in tutti i più grandi giornali di musica del mondo.
Nostalgica, eppure ariosa, intimista eppure inquieta, Agnes Obel richiama alla memoria nomi come Tori Amos e Kate Bush, eppure se ne discosta subito per intraprendere un cammino personale che sa un pò di Roy Orbison, Joni Mitchell, PJ Harvey e tanti altri.
La Obel sostiene che i suoi testi nascono dalle melodie, dalle loro atmosfere. Parlano dell’incertezza del futuro e indubbiamente del sentimento di solitudine, ma senza quella rabbia che, secondo me, non è una spinta nella musica”.
Intensa, affascinante, irresistibile Agnes Obel, rivelazione che tende ad una costante di compostezza ed austerità, e che si candida a pieno titolo per collocarsi tra le produzioni mondiali di rilievo della musica al femminile, complice anche la scelta degli autori della famosa serie americana Grey’s Anatomy di inserire “Riverside” come colonna sonora di una delle puntate (http://www.youtube.com/watch?v=AN9OB2121kI). Siamo sicuri che la rivedremo presto…

Edyth Cristofaro

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