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Max Papeschi, LIFE less ordinary

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[ARTI VISIVE]

foto_Pap_5ROMA- Secondo approdo per Max Papeschi a Mondo Bizzarro Gallery, dopo la mostra del settembre del 2009, il poliedrico artista milanese torna a presentare i sui collage fotografici con LIFE less ordinary, mostra in corso fino al 23 marzo 2011.

Una prestigiosa presentazione, quella del critico Gianluca Marziani, per una raccolta d’opere che è fondamentalmente un attacco politico. Sembra quasi un gioco quello di Papeschi; prende una foto, magari dai libri di storia, proprio per aiutare la mente a recuperare il ricordo che è per noi solo scolastico e la rende buffa. Per burlarsi della storia del passato e del presente, Papeschi usa i personaggi della famiglia Disney. La precedente mostra, sempre presso Mondo Bizzarro, aveva una dedica al mondo disneyano, Disneyland Under Attack!, o magari Kermit la Rana, creatura di Jim Henson il  papà di tutta la ciurma dei Muppets. Lo scopo ultimo, in ogni caso, è quello di decontestualizzare, di spostare l’attenzione sul ridicolo e sul drammatico. Papeschi dichiara che per lui porre il volto di Homer Simpson al posto di quello Churchill è come “toglie[re] i concetti scabrosi della morte” ad una realtà storica che non ha bisogno di spettacolarizzazione, ma quanto meno di essere ricordata. L’artista sottolinea a suo modo, facendo vivere gli ossimori e usando un linguaggio pubblicitario di base.
La formazione come autore teatrale e televisivo ha reso il pensiero “papeschiano” clamoroso e spettacolare, non specificatamente nella tecnica, che è semplice, infatti si tratta di semplici ritagli con photoshop, approssimativi come quelli fatti dai bambini con le forbici a punta tonda, ma piuttosto nell’idea di rendere tutto ridicolo, anche la tragedia.

Inizia la sua carriera artistica per caso nel 2008 ed è subito successo. Dopo Milano inizia ad essere presente non solo nelle gallerie italiane ed europee, ma in quelle di tutto il mondo, arrivando addirittura a Calcutta. Papeschi è ovunque ed è sinonimo di notizia, la sua rassegna stampa è ricchissima. Il suo nome è sul Secolo XIX, La Repubblica.it, Artè e XL di Repubblica.
Panorama lo definisce il nuovo Andy Warhol, ma Papeschi rifiuta la catalogazione di pop artist: il fatto di usare un linguaggio popolare, vicino alla percezione del pubblico e di tentare la spettacolarizzazione ad ogni costo, per lui non è abbastanza per essere definito in tal senso. Si sente libero dai canoni perché in continua rottura, pur usando un linguaggio didascalico.
In occasione della mostra ospite da Mondo Bizzarro, utilizza LIFE, il format della rivista, per fare le “sue” notizie. Diciotto date memorabili che raccontano la storia dolorosa dell’occidente, una storia basata sulla guerra, lo sbarco in Normandia, l’inizio della Seconda Guerra del Golfo, l’attacco alle Torri Gemelle. Tutto diventa paura verde sul volto di un bambino, tutto si confonde: dolore e gioco, momenti ilari e di riflessione.

Il quarantenne artista milanese sembra divertirsi a scandalizzare, crediamo che lo scopo ultimo di Papeschi sia proprio questo: stupire, irritare e riportare l’attenzione su momenti topici della storia o magari anche su se stesso. Ha fatto arricciare il naso della ridente Poznan, con dei nudi non troppo normali. In Abnormal Nudes, la signorina nuda con lo sfondo di una gigantesca svastica e la faccia di Topolino non è stata molto simpatica alla critica polacca. Il punto è che Papeschi ha capito da subito come e dove far notizia.
A Treviso, in occasione della presentazione della mostra My Little Adolf, polemizza contro la mancanza di iniziative culturali nel centro storico della città veneta e usa un pagliaccio con parrucca verde, che definisce il suo addetto stampa, per offendere gestualmente la popolazione tutta e lo stesso vicesindaco, Giancarlo Gentilini. Del resto il rappresentante leghista, è noto per le sue dichiarazioni xenofobe, omofobe, ce l’ha un po’ con tutti: donne, meridionali, giudici e clero. Forse è peggio dello stesso Papeschi, che non fa sconti a nessuno da destra a sinistra, dal passato al presente. Quindi ci meraviglia che anche a Treviso susciti tanto scalpore il suo utilizzo dissacrante delle svastiche per cui è stato accusato più volte di apologia del nazismo. Papeschi, in realtà sembra solo giocare con queste icone e divertirsi, in fondo l’arte non può essere sempre seria e impegnata.

www.maxpapeschi.com
www.mondobizzarrogallery.com

Rossana Calbi

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