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Drive-By Truckers_ Go-go boots

DRIVE-BY_TRUCKERS

DRIVE-BY_TRUCKERSCD MUSICA- Se siete rimasti colpiti dal curriculum musicale della band della Georgia americana, non potrete esimervi dal mettere le orecchie qui dentro, e tantomeno snobbare l’universalità del loro stile yankee 100% che ha fatto innamorare pure i concittadini Rem: niente di Copernichiano, solamente un tatuaggio a caldo della musica bianca e nera fusa nella tradizione e nella profondità dell’emozione vera.

Dalle parti di Athens (Georgia) non scherzano affatto, nemmeno l’instancabile David Barbe, che senza remore torna a produrre l’undicesimo lavoro dei Drive-By Truckers, band bardo dell’Alabama sound che tra nostalgie, scatti elettrici e confini da mirare fortificano l’espressione dell’America del Southern Thing.
Go-Go Boots – nome preso in prestito da un marchio di stivali tanto in voga nei Sixties – è il nuovo album ed anche una virata sostanziale, che mette un pò da parte il vezzo alternative per affondare nelle radici popular del Country, R&B e nei sospiri Soul, e i risultati si sentono tra queste belle quindici tracce intrise di passione, fuoco soulful, amore e lap-steel canaglie.
Il sestetto al comando di  Patterson Hood, ci regala un pochetto più di un’ora di velocità, accelerazioni e alcove, dove una sempre più convincente Tucker accoglie ballate dolci ed asprigne nel contempo, stati d’animo e perversioni brillanti che stillano linfe rivitalizzate di Tom Petty & The Heartbreakers, The Band, Flyng Burrito Brothers, un sistematico “riavvicinamento” all’eroismo delle roots highways e con un pensiero omaggiante di due cover al grande Eddie Hinton “Everybody needs love e Where’s Eddie”. La particolarità della band è il contrasto vocale tra la setosità della Tucker e l’ugola sabbiosa di Hood, una scala timbrica che riempie ampli e cuore, come del resto insegna questa musica da sempre spessa e carica d’umori.
Avventurarsi tra le land del disco è come imbarcarsi in un viaggio nel “west di provincia” dove tra silenzi atmosferici e sibili di vento, incontri stuoli di Hammond tremolanti e slide “Dancing Ricky”, puoi ammorbidirti nel blues accennato “Ray’s automatic weapon”, nutrirti di frizzantino bluegrass Nashvilleano “The weakest man”, tingerti di nero la pelle “Go-go boots”, o fare rodeo di finger picking in “Pulasky”, un ricco campionario di traduzioni stilistiche che ha il suo culmine nei bassi compressi e sognanti di “The thanksgiving filter”.

Ci sono dischi che arrivano per restare, altri per ingannare, questo arriva per fuggire e portare con sé le dinamiche di racconti e nuvole cariche di buone vecchie cose e un certo senso di romanticismo old-America, come i patchwork delle nonne.

TRACKLIST
I do believe
Go-go boots
Dancin’ Ricky
Cartoon’s gold
Ray’s automatic weapon
Everybody needs love
Assholes
The weakest man
Used to be a cop
I hear you humming
The fireplace poker
Where’s Eddie
The thanksgivin filter
Pulaski
Mercy buckets

Max Sannella

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