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Tra Mellotron e organo: sacralità Prog

ProgRock
[MUSICA]

ProgRockROMA- Che il rock sia sacro è un dato di fatto che ormai può essere urlato, sussurrato, dato per scontato, taciuto, urlato di nuovo ma soprattutto ribadito costantemente. La chiesa del rock invecchia con Iggy Pop, muore con Jeff Buckley e risorge con Elvis.

Ma soprattutto il rock è un genere in continua trasformazione, in continua ricerca di se stesso, in continua indagine tra il trascendente e il maledetto.
“Sono un dio dorato” urlava uno dei protagonisti di Almost Famous in preda all’estasi. Nello stesso momento, tutti i fedeli della cittadina di Springfield cantavano “In a Gadda da Vida” dentro a una chiesa, grazie alle trovate geniali di Bart Simpson. Ma il punto non è la derisione del sacro, il punto è la tacita ammissione che il rock possa rapportarsi ad esso in qualsiasi momento.
Sospeso tra divino e terreno ha affrontato il tema in una delle sue sfaccettature più peculiari, ovvero nell’incontro tra musica classica e Prog Rock, tra la sacralità delle chiese e la contestazione psichedelica. Il concerto, tenutosi lo scorso 9 gennaio nella splendida atmosfera della Chiesa di San Paolo entro le Mura di Roma, ha fuso Hammond e organi a canne, pianoforti e Mellotron, il tutto con l’accompagnamento vocale di alcune tra le più importanti voci del Prog italiano dagli anni ‘70 ad oggi. Riarrangiamenti per l’organo dei pezzi immortali dei Goblin, di Steve Hackett, di Mussorgsky con Emerson, Lake and Palmer, ad opera di Marco Lo Muscio e Stefano Vicarelli (collaboratore dei Genesis l’uno e tastierista della Fonderia l’altro) hanno fatto da contraltare alle reinterpretazioni di Jimmy Spitalieri (all’epoca voce delle Metamorfosi, oggi anche lead singer de Le Orme), Roberto D’Amore (degli Estro) e del giovane Giorgio Lorito, cantante degli Ushas. I tre vocalist hanno reso nuova linfa a pezzi storici dei New Trolls, Peter Gabriel, Pfm e Banco del Mutuo Soccorso, il tutto sotto la direzione artistica di Guido Bellachioma, da sempre fedele alla causa del Prog Rock italiano.

E’ un progetto nato fra amici – spiega Jimmy delle Orme – Guido mi ha proposto di partecipare a questo evento e io ho accettato, con il compito di rappresentare il rock progressive italiano. Quindi non solo pezzi come ‘Uno sguardo dal cielo’ e ‘La chiesa delle stelle’ (rispettivamente di Orme e Metamorfosi N.d.R.), ma anche ‘Impressioni di Settembre’ della Pfm e ‘Non rompetemi’ del Banco del Mutuo Soccorso”.
Il Prog – precisa Enrico Olivieri, pianista delle Metamorfosi che ha preso parte al progetto – nasce un po’ come mix di generi musicali, e la classica sacra è un tipo di musica che non abbiamo mai escluso, come abbiamo dimostrato anche in questa occasione. Non è la prima volta che facciamo concerti simili, in passato abbiamo avuto spettacoli basati solo su organo e chitarra”.
Un’esperienza importante soprattutto per Giorgio Lorito, entusiasta vocalist della band hard rock degli Ushas. Giorgio è il più giovane e emergente tra i cantanti coinvolti nel progetto: “Guido Bellachioma – spiega – ha ascoltato un nostro concerto d’apertura proprio per Le Orme, e ha pensato che il mio timbro vocale fosse appropriato per questo evento”. Tutta la serata è stata per Giorgio “un’idea coraggiosa – prosegue – tipica di Guido. Un evento particolare, perché invece di rendere le cose più scarne, soltanto con organo e voce, si è pensato a un arrangiamento completo di grande capacità e bellezza. Decisamente l’ho trovato appropriato e bello”.

Giampiero Amodeo

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