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Marco Paolini: racconti di incanto

Paolini-Monguzzi
[TEATRO]

Paolini-MonguzziVAL DI SELLA_ ANCONA- Il 30 luglio scorso una vecchia malga ristrutturata della Val di Sella, dal cui soffitto scende leggera l’installazione Mushrooms Cloud, è stato l’onirico contenitore per Notte Trasfigurata, concerto-spettacolo eseguito dal quartetto d’archi e piano Mario Brunello, Andrea Lucchesini, Marco Rizzi, Danilo Rossi e recitato dall’attore veneto Marco Paolini. Già, “…quello del Vajont”.

Verklärte Nacht, in italiano Notte trasfigurata, è la prima opera del compositore tedesco Arnold Schönberg, padre della musica dodecafonica, che la compose nel 1899 a soli 25 anni ispirato dall’omonima poesia di Richard Dehmel. Il poemetto non è che un intenso e breve quadro notturno in cui una donna confessa all’uomo suo compagno di portare in grembo un figlio non suo. L’uomo inaspettatamente risponde con parole di comprensione e profondo amore, e la coppia baciandosi continua a camminare nella campagna sotto la luce lunare. La suggestione passa quindi nella scrittura di Paolini che ha composto il racconto La donna dell’altro secolo, adattando l’esile trama all’attualità del nostro paese.
L’attacco è nervoso e oscuro come il paesaggio. Sulle rive salentine un passero si volta ansiosamente ora verso il mare, ora verso terra. Dei carabinieri vigilano su un gruppo di poveri cristi appena sbarcati da un gommone, ma solo uno di loro si accorge della giovane donna in minigonna che si allontana nel buio. Il desiderio lo assale e, in una notte senza legge, si snoderà una vicenda dai risvolti sorprendenti, che vede il carnefice diventare vittima dell’umanissimo sentimento d’amore.
Condotto per intero dalla prospettiva dell’uomo, il racconto ne segue magistralmente l’evoluzione psicologica in un arco di tempo limitato ripetendo l’intento del poeta Dehmel, ovvero catturare un brevissimo frammento di forte intensità. Se in questa prima parte dello spettacolo i musicisti avevano accompagnato la voce narrante, la seconda parte prevedeva l’esecuzione tutta strumentale dell’opera senza intrusioni narrative. La musica entra in un pubblico “preparato” da un racconto che ha saputo generare nell’animo un turbinio di passioni e forte commozione. Ampie Marco20Paolini-Teatro20Morlacchi2005evoluzioni melodiche e intrecci arditi sono la cifra stilistica del componimento. Al termine, l’aria in sala è come viziata per i molteplici sentimenti chiamati in gioco dall’intrecciarsi dei racconti, letterario e musicale, e i musicisti, ancora immobili sui loro strumenti ammutoliti, sono stati omaggiati da un silenzio sorprendente.

Golosi dei racconti e del suo toccante modo di far teatro, abbiamo incontrato nuovamente Paolini l’11 agosto, quando era di scena alla Mole Vanvitelliana di Ancona con lo spettacolo La macchina del capo – ascolti record su La7 nella notte di Capodanno 2009. L’accompagnamento musicale era di Lorenzo Monguzzi, il giovane cantautore di talento dei Mercanti di Liquore.
È un narratore completamente diverso quello che offre l’attore in questo spettacolo, il tono è familiare e fanciullesco. La sua storia fa rivivere l’infanzia – quanto è difficile crescere!- di una generazione intera: parla Nicola, il bambino prealpino che va nella scuola di pianura e fa le sue prime esperienze tra il campo di calcio e la colonia estiva. Stavolta ridiamo tanto, lo spettacolo è delicato e descrive quelle atmosfere di un’Italia ancora povera e dimessa, ma meno volgare di quella odierna e in fondo traboccante di dolcezza e dignità.
L’attore, che forse in Trentino era apparso più aulico e distaccato, ha regalato un lato più intimo di sé quando per il bis ha chiesto con trasporto al pubblico di avvicinarsi fin sotto al palco. Recitando il suo ultimo racconto, annullate le distanze, ha guardato negli occhi uno ad uno quelli che si sono così davvero sentiti i “suoi” ascoltatori.

Francesca Paolini

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