Toy Story III, regia di L. Unkrich
CINEMA- Torna dopo appena qualche anno l’allegra brigata di Toy Story, lungometraggio della Pixar al suo terzo capitolo. E all’appello ritroviamo i protagonisti di sempre, capitanati dal mitico Woody, con qualche geniale aggiunta: di chi parliamo?
Ovviamente di Barbie e Ken che, oltre ad essere un omaggio alle icone di generazioni e generazioni di bambine, regalano sketch davvero imperdibili mettendo alla berlina il macho compagno della bambola più famosa del pianeta.
Ma la storia da dove comincia? Un ragazzo parte per il college e prima di partire, a causa di un ultimatum della madre, deve decidere cosa regalare e cosa tenere dei suoi vecchi giochi. Una scelta difficile, ma pur decidendo in extremis di non dar via nulla, i suoi passatempi d’infanzia verranno confusi fra gli scatoloni ed inavvertitamente gettati. Di lì inizia l’avventura/disavventura in un paradiso/inferno: un asilo pieno di bambini in apparenza fantastico, ma che pian piano mostrerà la sua vera natura e i suoi oscuri carcerieri.
Riusciranno i nostri eroi a sfuggire dalle grinfie dei loro nemici e tornare nella casa del vecchio padrone? Nel lasciare questo interrogativo (retorico) aperto, non si può non consigliare questo movie a quanti amano il cinema d’animazione. B
uone le scene action, per i più sensibili (ma solo per loro!) spunta pure qualche lacrimuccia e l’ironia, come in ogni capitolo della saga, la fa da padrona! Il 3d, in realtà, aggiunge poco al film da un punto di vista spettacolare: colpisce in poche scene, per il resto risulta superfluo.
E la morale della storia? Beh, la Pixar è fedele ai precedenti capitoli: i Toys, nonostante tutto, restano fedeli ai padroni, anche a quelli meno affezionati. Era troppo, forse, tentare la strada dell’emancipazione?
Angelo Passero
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