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Doppia identita’ elevata al superficiale

rezza_-_bahamut

rezza_-_bahamutROMA- In un Teatro Belli sovraffollato e sovraccaldato, Antonio Rezza ha imperversato per tre giorni (dal 3 al 5 giugno) come irresistibile tiranno grottesco della scena, infilandosi a capo della rassegna Garofano verdeXVII edizione, che Rodolfo di Giammarco dedica da anni al teatro che fa dell’omosessualità il suo centro espressivo e/o riflessivo, coinvolgendo anche magari – come nel caso in questione – chi “dell’omosessualità non ne ha l’indole perché non la vive sulla propria pelle”.

Performante (e perforante) atleta che prende a pugni la confezione spettacolare (fino a metterne KO le più sonnolenti e ingessate recite), concentrato esplosivo di dinamiche relazionali scoppiate sul nascere, parodia d’ogni rappresentazione, Rezza con questa Doppia identità antologizza con dis-far suo le sue stesse opere (da Io a Pitecus, passando per Bahamut e l’ultimo 7, 14, 21, 28), con il contributo sacrificale di Ivan Bellavista e sopratutto in infernale collaborazione con le invertebrate e malleabili macchine sceniche di Flavia Mastrella – una gruviera di pieghe e fori da indossare e dis-ossare, dentro le quali entrare sparire nascondersi ri-farsi, in una moltiplicazione esilarante delle persone-maschere, identità friabili erose fin dalle fondamenta.
Allora il discorso di coppia si risolve sempre in un calcolato o ingenuo gioco di posizione (è tutta questione del posto che occupi, nel lavoro così come nel quadro-cornice, nella storia-plot, così come nel rapporto sessuale) e di imposizioni violente. Con costrizioni da codice sociale, morale, sentimentale da confutare.
Con la famiglia il matrimonio, l’impegno civile, fatti a pezzi a colpi di slittamenti linguistici e di sovvertimenti di direzione.
I sotterfugi razionali del potere trovano qui un imbattibile voltafaccia nella provvidenziale dissennatezza di un corpo che si fa e si disfa, s veste e si sveste, si sfianca, si consuma, si dibatte ossessivo e ossessionato.
Ossessionante. Pervertito e perturbante. Si deforma e si riforma. Mai si conforma.
Nel moltiplicarsi delle maschere e delle voci, dei rimandi alle miserie del presente o alla presunta attualità, ancora una volta è il cadavere della società a esser rabbiosamente massacrato.

dal repertorio di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, con Ivan Bellavistaassistente alla creazione: Massimo Camilli
disegno luci: Maria Pastore
foto: Stefania Saltarelli

Salvatore Insana

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