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Altri Giardini, stessi Mirò

gdm
[MUSICA]

gdmROMA- A Roma piove incessantemente da una settimana, non s’era mai visto un maggio così…no, non è un bollettino meteo, ma non ho potuto fare a meno di notare, quanto le condizioni atmosferiche siano appropriate per andare a vedere il concerto dei Giardini di Mirò, che si è tenuto giovedì 13 maggio al Circolo degli Artisti.

Certo le loro sonorità avrebbero incantato chiunque anche con 30 gradi, ma non sarebbe stata la stessa cosa.
La prima cosa che mi colpisce, quando ancora il palco è semivuoto se non per i tecnici che sistemano le ultime cose, sono i video che cominciano a scorrere in fondo alla sala, video in bianco e nero, forme geometriche strane, come viste attraverso il caleidoscopio, ma mancano i colori e so già che si prospetta una serata uggiosa, ma d’altronde sono venuta a vedere i maestri della malinconia.
Il bassista si piazza subito al centro del palco, i chitarristi alla sua destra e alla sua sinistra, il resto c’è ma quasi non si vede, il tastierista che sarà poi il mago della serata visto che con il suo synth giocherà tutto il tempo ad impastare e looppare i suoni, scompare dietro l’ambaradan di tastiere, synth appunto, e chi più ne ha più ne metta, mentre il batterista affonda dietro il suo strumento pieno di microfoni dal quale emerge solo il cespuglione dei suoi capelli arruffati.

Si abbassano le luci, le prime note si diffondono e non poteva che essere una delle loro canzoni più riuscite ad aprire la serata “A new Start”, non a caso. Le luci diventano blu, la gente trepida in silenzio, le immagini dietro i musicisti prendono forma e ritraggono donne immerse nell’acqua, allora prendiamo un bel respiro e ci immergiamo con loro. Da subito il basso e la batteria la fanno da padroni, mi rendo conto che il groove, forse un po’ troppo amplificato, è la chiave per non perdersi troppo nelle sonorità malinconiche che già cominciano a fare effetto,  e l’altra cosa che capisco è perchè il tour si chiama Altro-tour: siamo abituati ad ascoltare questo gruppo immaginandolo come un gruppo di musica elettronica, mentre qui emerge il vero e proprio post rock e cioè ciò che si può fare con il rock mischiato a violini e trombe, anche suonando solo una nota che poi l’elettronica ripropone in un continuum di suoni acustici e non allo stesso tempo.
I Giardini di Mirò dimostrano di avere un’attitudine live a livello strumentale davvero degna di un gruppo rock nel senso più classico del termine, mi fanno pensare ai Led Zeppelin nel modo di creare l’atmosfera, ma poi mi manca qualcosa di fondamentale per lo spettacolo dal vivo, per lo show, qualcosa che ti tenga incollati gli occhi al palco e l’anima all’aria piena di musica, manca un cantante, un frontman. 
Si forse per il  loro genere di appartenenza, per i loro dieci anni di onorata carriera, risulta superfluo, ma si sente e si vede e soprattutto si sente, la mancanza di un elemento che canti, perchè i vari musicisti che interpretano le canzoni sono molto credibili sul disco, ma un po’ meno dal vivo, ne soffro in particolar modo su “Broken By”.
A parte imprevisti tecnici, della serie capita anche ai migliori, tutto scorre su binari prestabiliti, ci fanno ascoltare “Swimming Season”, il primo di molti inediti proposti durante la serata, ma qualcosa mi sfugge.
Forse perchè la prima canzone assomiglia all’ultima, forse perchè durante questi dieci anni non riesco a trovare davvero l’elemento di evoluzione che mi aspetterei, forse perchè sono un gruppo che continuerei ad ascoltare su cd, ma forse la prossima volta ci penserò due volte prima di andare a vederli live.

Mikaela Dema

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