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Iacchetti si scusa (giustamente) con Gaber

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[TEATRO]

Immy1MILANO- Dopo la settimana gaberiana dicembrina, a Milano si torna a dedicare un affettuoso tributo a Giorgio Gaber: l’arduo compito di riproporre alcune canzoni del signor G. ricade questa volta su Enzo Iacchetti, da sempre un grandissimo estimatore dell’opera gaberiana, oltre ad un costante divulgatore della sua produzione: non a caso Iacchetti è da anni il padrone di casa del Festival Gaber di Viareggio.

In realtà, come il conduttore di Striscia ha sottolineato varie volte durante la sua performance, lo spettacolo Chiedo scusa al Signor Gaber andato in scena al Teatro Nuovo, è stato un’improvvisata dovuta ad un buco nella locandina del teatro di piazza San Babila. Il titolo scelto è lo stesso del suo ultimo cd in cui canta e rivisita, insieme con la triestina Witz Orchestra, i brani più famosi del primo periodo del cantautore milanese, da “Il Riccardo a Barbera & Champagne”, “La ballata del Cerreti” e “Torpedo Blu”, “Com’è bella la città”, “Una fetta di limone”, “Porta Romana” e altre ancora. Si tratta tendenzialmente delle canzoni nate dal sodalizio con Umberto Immy3Simonetta e che precedono di qualche anno il suo maggior impegno politico e teatrale, che lo porterà ad essere l’iniziatore del cosiddetto teatro-canzone, genere che lo rese e lo rende tutt’ora uno dei più eclettici personaggi del panorama artistico. Questo però non significa che la sua prima produzione fosse meno interessante, anzi: molte di queste furono autentici successi e ancora oggi sono probabilmente le più conosciute e canticchiate.

L’obiettivo principale del cd di Iacchetti, che fu un grande amico di Gaber e come molti trasse ispirazione dai suoi spettacoli, lo spiega lui stesso: “Non è come un disco di Ramazzotti o della Pausini, ma resterà nei negozi a lungo, la gente avrà modo di vederlo e magari di comprarlo. Ho voluto scherzare con le canzoni più famose del primo periodo di Giorgio, con arrangiamenti e sonorità moderne. Per questo gli chiedo scusa, ma il mio intento è quello di farlo scoprire a chi non lo conosce e di non farlo dimenticare a chi sa e apprezza l’opera di quello che considero un filosofo del ‘900”.
A parte la nobiltà degli intenti, dopo aver assistito allo spettacolo-concerto mi sorge il dubbio che le scuse preventive siano un chiaro sintomo della coda di paglia di Iacchetti, rispetto ad alcune ardite contaminazioni con cui ha rivisitato i successi gaberiani.

Immy4Le undici canzoni (bis escluso)  portate in scena sono sicuramente molto orecchiabili, ma in alcuni casi le contaminazioni (da De Andrè a Zucchero, passando per Jannacci) hanno completamente snaturato la magia gaberiana che rendeva i suoi brani eterni, dal punto di vista delle tematiche affrontate. In particolare mi riferisco a “Come è bella la città” con i suoi riferimenti all’Expo, a “L’Orgia“ impreziosita (si fa per dire) con “Besame Mucho” (e non solo) e a “Porto Romana a’ bella”, parodia della celebre Porta Romana, spaccato di quella Milano tanto cara a Gaber.

Ma lo spettacolo non è stato solo di canzoni: Iacchetti infatti ha intervallato i brani con riflessioni, divertenti a sprazzi, sulla vita e che a volte mi son sembrate un po’ tirate per i capelli, avendo il solo fine di introdurre la canzone successiva. In compenso però lo showman cremonese ha rivelato ottime capacità vocali e fisiche, degne di un cantante di professione e ricordando, a tratti nelle movenze, lo stesso Gaber.
Sempre dal punto di vista musicale, la Witz Orchestra convince sia per la performance alla chitarra di Tony Soranno che per i due vocalist (tra cui spicca, per il suo falsetto, Loretta Califra, madre dell’altro vocalist e moglie del chitarrista). A questo va aggiunta la notevole performance al pianoforte del maestro Marcello Franzoso.
Mi ha lasciato invece perplesso la discutibile scelta di proporre uno spettacolo-concerto optando Immy5per una sessione ritmica pre-registrata e non dal vivo come sarebbe stato naturale, considerato anche il costo (non economico di certo) del biglietto per il pubblico pagante: probabilmente la fretta è stata cattiva consigliera e/o non ha consentito di scritturare almeno un batterista.
Nonostante tutto, lo spettacolo merita comunque un plauso perché in fin dei conti regala un paio d’ore di intrattenimento leggero e mai volgare, cosa abbastanza rara da trovare, soprattutto in televisione. E poi sicuramente nessuno potrà dire che non era stato avvertito: infatti, fin dal titolo, prima del cd e poi dello spettacolo, Iacchetti si scusa, giustamente a mio avviso, con Gaber, anche se, come ha dichiarato lui stesso, “dentro di me sono convinto che questo scherzo gli sarebbe piaciuto, ma solo perché è mio. Fosse di un altro, mi sa di no. E dalla sua foto in copertina (del cd ndr) so che mi perdona“.
Chissà se i gaberiani della prima ora la pensano allo stesso modo. Nutro qualche dubbio in proposito.

Christian Auricchio

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