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Dancalia: un’avventura italiana

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[TRIP: NOTE DI VIAGGIO]

viaggiLo so è Natale, ma questa volta niente neve, renne o slitte. Siamo nel deserto, a 46°C all’ombra, ammesso di trovare qualcosa che vi faccia ombra. Il trip di questa settimana ci porta lontano nello spazio e nel tempo.

Grazie ai due poderosi tomi intitolati Dancalia. L’esplorazione dell’Afar. Un’avventura tutta foto1__volumidancaliaitaliana, di Luca Lupi (www.dancalia.it), ci si trova catapultati, ma in tutta sicurezza, in una regione del mondo tanto affascinante quanto estrema: la Dancalia. L’autore in quindici anni di ricerca ha ricostruito le numerose spedizioni, in gran parte italiane, che si sono spinte nel triangolo dell’Afar, sfidando condizioni climatiche proibitive e scontrandosi con le popolazioni locali.
Luca Lupi segue le orme delle esplorazioni italiane (ma non solo) che testimoniano la fascinazione che questa terra ha sempre avuto per gli studiosi del nostro paese e che ci parlano del contributo scientifico che i nostri hanno dato alla conoscenza di questa regione remota. Il racconto, arricchito di carte geografie, rilievi e immagini, ci riporta alle prime imprese di stampo coloniale, ma si passa presto alle spedizioni scientifiche che hanno fruttato la formulazione di nuove teorie in materia di geologia e scienze della Terra.

foto2_ErtaAleLa Dancalia è il punto più basso dell’Africa: -155 metri s.l.m. È una depressione che si trova nel corno d‘Africa, tra Etiopia, Eritrea e Djibouti (la situazione politica è, diciamo, fluida, i confini incerti). Un paesaggio aspro: le montagne sono vulcani (attivi), i laghi sono o di lava o di acqua salata, il terreno è principalmente composto da basalto o ricoperto di sale. Di potabile c’è poco o niente. Le temperature vanno dai 25°C della stagione delle piogge (settembre-marzo), agli oltre 48 °C della stagione secca (marzo-settembre). Incredibilmente, nonostante oggi possa essere definito come uno dei posti più inospitali del pianeta, un tempo (geologicamente parlando) le cose dovevano essere diverse. Campagne di scavo hanno infatti rivelato la presenza di molti ominidi, tra i quali la famosa Lucy (Australopithecus afarensis), quella in the sky with Diamond, ma anche reperti di animali che oggi da queste parti non passano più, come elefanti, coccodrilli e ippopotami.

A dispetto delle difficoltà logistiche per arrivarci e restarci vivi, la Dancalia sembra esercitare una foto5_cammellisorta di fascino magnetico. Alla fine del 1800 suscitò l’interesse dei ricercatori, italiani in testa, che intrapresero una serie di spedizioni scientifiche volte all’esplorazione della Rift Valley. Topografata la regione, si è passati allo studio dei fenomeni geologici qui tanto evidenti. L’Afar infatti è l’unico altro posto al mondo, oltre all’Islanda (riuscite a immaginare due posti più diversi?), dov’è possibile ammirare la dorsale oceanica emersa: la depressione è una giunzione tripla, ovvero il punto di incontro di ben tre placche tettoniche diverse e la piana si allarga ogni anno di uno/due centimetri all’anno. Proprio per studiare questi fenomeni, numerose spedizioni italiane si avventurarono nel cuore di questa regione. Si imbatterono più volte, e spesso con tragico esito, nella locale popolazione, i nomadi Afar. Oggi circa 600mila, vivono prevalentemente di pastorizia, mentre nelle zone montuose delle Alpi Dancale e lungo il basso corso del fiume Awash si possono trovare insediamenti stabili o semi nomadi, dove è praticata anche l’agricoltura. Ma gli Afar sono anche fieri guerrieri che spedizioni militari e non han sempre dovuto tenere in debito conto.

Eppure, nonostante le difficoltà, in tanti hanno messo a repentaglio la propria vita e ancor oggi decidono di fare un viaggio estremo, pur di ammirare il lago incandescente nel cratere dell’Erta Ale, o le distese abbacinanti di sale del lago Afrera (che porta anche il nome di un italiano, l’esploratore Giuseppe Maria Giulietti, morto proprio sulle sue sponde), o ancora le incrostazioni solfuree del Dallol (che in lingua Afar significa “disciolto”).

foto4_spedizioneINFO COME ANDARE
Va premesso che non si tratta di una scampagnata. Se avete in mente il viaggio esotico, ma non volete rinunciare ai confort, beh, state a casa. Qui si va motivati e allenati. Niente improvvisazioni e facilonerie. Fatevi un bell’esame di coscienza, verificate le vostre motivazioni e rispondente sinceramente alle seguenti domande (sono esentati geologi e antropologi, i quali ovviamente non fanno testo). Non potete fare a meno dell’aria condizionata? Bevete solo Coca Cola ghiacciata? Pensate che il minibar in camera sia un diritto? Vi aspettate che alla sera un gruppo di volonterosi animatori vi faccia sentire protagonisti come a XFactor? Se avete risposto sì  almeno due volte vi consiglio vivamente di scegliere altra destinazione. Se avete risposto no a tutto e avete deciso di partire per la Dancalia, vale la pena che vi affidiate a dei veri professionisti, pertanto vi segnalo un’organizzazione con un’esperienza pluriennale di viaggi estremi: Spazi d’Avventura (www.spazidavventura.com). Nel frattempo (e per chi non parte) potete fantasticare sulle 1500 pagine di Dancalia di Luca Lupi.

Amanda Ronzoni

Luca Lupi, Dancalia. L’esplorazione dell’Afar. Un’avventura tutta italiana, Tagete Edizioni, 704 pagine il I volume, 784 pagine il II volume, € 250,00 l’opera completa + spese per spedizione (per gli acquisti fate riferimento al sito www.dancalia.it).
Le fotografie sono prese per gentile concessione dal sito www.dancalia.it.

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