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Love me Fender

ileniapolsinelli
[DIMODA&DEMODE’]

ileniapolsinelliCare Fashion Victims, la storia della Fender Musical Instruments Corporation la nota casa di produzione di chitarre, bassi e amplificatori si snoda laddove l’onda del rock’n’roll fece vibrare un negozio di riparazioni e ricambi elettronici lungo Spadra Ave a Fullerton, in California.

Qui, lavorava Leo Fender, all’anagrafe Clarence Leonidas Fender, l’uomo che produsse la prima chitarra elettrica in serie (Telecaster). Da allora il marchio Fender ha firmato la storia della musica accompagnando sul palco i maggiori artisti fino a divenire un mito entrato nell’immaginario collettivolove_me_fender_1 del XX secolo.
La mostra Love me Fender allestita presso il Museo della Musica di Bologna dal 12 dicembre al 31 gennaio e curata da Luca Beatrice utilizza i molteplici linguaggi della contemporaneità per rendere omaggio ad un mito con opere inedite di più di venti artisti, tra cui Marco Lodola, Bugo, Laurina Paperina, Andy, Pablo Echaurren, Daniele Galliano e Nicola Bolla.
L’esposizione, il cui titolo rimanda ad una nota canzone di Elvis, raccoglie lavori che spaziano dalla pittura alla scultura, dal disegno alla fotografia, pezzi di un mosaico multidisciplinare giocato sulle interconnessioni tra arte e musica in un continuo gioco di specchi.

Un’intera sezione è dedicata ai memorabilia provenienti dalla collezione Fender e da altre collezioni private: LP, 45 giri datati a partire dagli anni Cinquanta e strumenti musicali che riflettono sulla superficie correnti artistiche e fenomeni di costume.
Le chitarre diventano spazi liberi da riempire con colori e figure, ora astratte ora prese in prestito da mondi apparentemente lontani come dimostrano le Fender che esplicitano due dei miti americani, quello dei motori con un love_me_fender_2pezzo firmato Harley-Davidson e quello connesso all’ immaginario della pin-up.
Strumenti reali decorati con graffiti tipici della ‘street art’ si affiancano a copie, realizzazioni plastiche di chitarre esplose rivestite di materiali non convenzionali come il chewing-gum o gli strass. 
Immortali miti come Jimi Hendrix  e Eric Clapton rivivono attraverso una fitta rete di citazioni e riferimenti mentre i vistosi pezzi di abbigliamento gettati accanto agli strumenti musicali ricordano la rivoluzione del Rock’n’ Roll.
Love me Fender assembla frammenti del sogno americano e tuttavia mantiene un forte legame con la città che ospita l’esposizione, legame consolidato dalla miniatura di Bologna che decora una delle Fender esposte. Naturalmente da non perdere per chi è vittima accertata del fascino della musica.

Sofia Mattioli

(Foto Mattia Matrone)

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