Arte, Vida, Natura
[ARTI VISIVE]
ROMA- Il titolo della mostra presentata dall’Ambasciata del Brasile alla Galleria Candido Portinari – Arte vida sul Bahia – ripropone, forse in modo poco originale, quel binomio fondamentale e costitutivo di ogni forma d’arte che è il rapporto concreto tra l’esperienza vissuta e la sua trasfigurazione in termini artistico-espressivi, e che informa di sé in modo evidente anche le opere della fotografa brasiliana ospitata nell’esposizione, Rosa De Luca.
La raccolta di fotografie, che ha aperto i battenti giovedì 5 Novembre e sarà visitabile sino al 25 dello stesso mese, si pone infatti come obiettivo quello di gettare nuova luce sulla terra brasiliana, le sue origini, i colori, la sua natura selvaggia e dolce allo stesso tempo.
Rosa De Luca si forma in Italia, a Salerno, ed ha alle spalle un’esperienza quindicinale come fotografa, sia a livello professionale nel campo della moda, sia a livello artistico, partecipando a mostre collettive e portando avanti un cammino di ricerca personale sulle possibilità espressive della tecnica fotografica.
L’artista mantiene molto forte, a partire fin dalla sua prima esposizione del 1984, São Paulo cromatica, la relazione con la sua terra di origine, il Brasile, che torna ad imporsi in questa serie di scatti dedicati a Bahia.
La mostra è allestita in due sale, nella prima una raccolta di immagini dai molteplici soggetti, tutti in grado di catturare e comunicare un aspetto del Brasile odierno: dagli oggetti, ai materiali e colori dell’artigianato, alla texture creata da un groviglio di rami sull’acqua, ai volti assorti dei bambini, tutto sembra voler suggerire e fare affiorare l’essenza di questa terra lontana. Il protagonista incontrastato della seconda stanza è invece il mare. Un mare selvaggio, dirompente, che scorre al di sotto di cieli nuvolosi e grigi. L’artista rivela una grande sensibilità nel cogliere il dato luminoso, e una capacità immediata di rendere l’imponenza della natura. Il paesaggio della costa brasiliana, fatto di vapore, acque e sabbia diviene il mezzo privilegiato per conoscere e addentrarsi nel paese.
Anche dove la natura fa da padrona, però, non manca l’elemento umano. In ogni foto l’artista inserisce infatti una figura pregnante: un passante che cammina distrattamente sul bagnasciuga, un bambino che gioca con le onde, delle ragazzine che si tuffano ridendo. Anche in questo caso, però, si tratta di elementi che divengono naturali e spontanei. È infatti la stessa artista a chiarire di non ricreare nulla ad arte, di non costruire un effetto o un panorama artificialmente, ma di andare alla ricerca di situazioni già esistenti, da afferrare e immortalare. Non si tratta del tentativo di creare immagini suggestive, ma della suggestione che deriva dalla spontaneità e dalla istantaneità di un luogo realmente vissuto, anche se talmente bello da sembrare soprannaturale. E’ per questo, per questa presenza umana discreta ma significativa, per questo dato artificiale e naturale allo stesso tempo, che pare sorprendentemente facile rientrare nella prima sala, quella più concreta e materiale. I ritratti della natura quasi incontaminata e i ritratti degli oggetti di uso comune della tradizione brasiliana sono frutto di un unico approccio al reale, di una visione che scaturisce da una unica ispirazione.
Un’ispirazione che è autenticamente femminile, e il tocco da donna emerge in ogni particolare, in ogni dettaglio dell’immagine. Ecco quindi che il binomio tra trasfigurazione artistica e vita reale si ricompone in un’ottica individuale, soggettiva e femminile, che, se a volte rischia di scadere nella realizzazione di immagini patinate e un po’ scontate, trova la sua ragion d’essere nel tentativo di presentare una realtà significativa ma spontanea, suggestiva ma sincera.
Marta Teruzzi
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