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ISFCI: un mosaico di sguardi fotografici

ISFCI1
[ARTI VISIVE]

ISFCI1ROMA- Guardare una fotografia è come entrare in un mondo che può essere percepito, ma vedere una collettiva richiede l’impegno necessario per osservare come l’istante viene catturato dalla nostra percezione. Ma cosa succede quando il talento di giovani fotografi riempie quel vuoto che le parole non sono in grado di colmare?


L’Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata mette in mostra i suoi talentuosi allievi attraverso una collettiva che sarà aperta al pubblico fino al prossimo 30 settembre. Lo scopo della collettiva consiste nell’esporre tutto l’immaginario creativo degli studenti che hanno partecipato ai corsi, attraverso la realizzazione di fotografie che raggruppanoisfci2 scene di vita quotidiana, ma che ritraggono anche il mondo della moda e quello del reportage.
Così è facile imbattersi in fotografie che incorniciano modelli sensuali, la cui bellezza mette un po’ di imbarazzo negli occhi dei visitatori che non restano di certo indifferenti.
L’imbarazzo dei modelli viene interrotto quando a parlare sono le immagini devastanti della guerra, come quella dei Sei giorni del 1967 che ha visto Israele contro Giordania, Siria ed Egitto la quale nasconde l’occupazione illecita delle terre del Golan e un’operazione di pulizia etnica di cui oggi ci rimangono solo delle immagini, bellissime e toccanti come queste.
Un brivido scorre lungo la schiena quando si guardano le foto scattate in un momento di raccoglimento religioso, dopo la grande catastrofe del sisma che ha colpito l’Abruzzo e la cui furia devastante ha rotto il silenzio del marmo delle tombe.
Un sentimento di labilità esistenziale pervade lo spazio fotografico e si fa ancora più vivido quando si presentano dinanzi agli occhi le fotografie scattate in uno dei quartieri più poveri della capitale, Tor Bella Monaca, in cui i personaggi emergono sulla superficie come tanti mostri che escono dagli abissi terrestri per cercare conferma della propria esistenza. Scene crude e reali di ragazzi e droga immersi nel grigiore di una città che sembra non avere confini.

isfci3Molti degli studenti che qui espongono hanno scelto di raccontare la contingenza attraverso le immagini, come quelle descritte in precedenza e appare quasi necessario fermarsi davanti alle ultime fotografie, che ritraggono scene amare di una vita vissuta senza gli affetti dei propri famigliari, quella vita dei senza fissa dimora che circondano gli spazi su cui poggiamo la nostra indifferenza.
Prima di lasciare lo spazio espositivo ci siamo guardati intorno come per cercare qualcosa che era andato perso: di sicuro non era la percezione della realtà, ma forse un semplice gesto per cercare conferma di ciò che avevamo davanti agli occhi e che, come frammenti di vita quotidiana rimane appeso su un muro bianco che si nutre di immagini desiderose di essere contemplate.
Non è un semplice saggio di fine anno, ma una collettiva che lascia il segno.

Eva Di Tullio

Eva Di Tullio, fotografia, Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata, martelive, martemagazine, News

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