Jazzando 2009
[MUSICA]
ROMA- La Fondazione Internazionale Accademia Arco ritorna con anche quest’anno con la rassegna jazz più innovativa del panorama, che vede alternarsi sul palco del Teatro Ruskaja dell’Accademia Nazionale di Danza (quartiere Aventino a Roma), tante formazioni con percorsi e sperimentazioni piuttosto diversificate tra loro.
La musica jazz, promossa come musica colta, aulica, insomma non per tutti, con la manifestazione Jazzando, prende invece la forma di un evento unico nel suo genere, in cui la musica si fonde con la voce, in cui gli strumenti divengono un mezzo attraverso la sperimentazione e l’estremizzazione delle loro potenzialità e le potenzialità d’espressione sono avvicinabili anche dai non esperti.
La Direzione Artistica dell’evento è affidata in questa edizione a Michele Staino, esperto di musica jazz e musicista lui stesso…
Michele come è nata l’idea di inserire anche delle contaminazioni che vanno oltre, o dentro, a fondo in un genere musicale come il jazz?
Dentro, ma anche fuori direi! Molti dei gruppi che saranno presenti su questo palco prendono spunto soprattutto dai generi che sono “al di fuori” del jazz. Il jazz di suo è quasi un “non genere” (io sono abbastanza contrario alle categorizzazioni e alle definizioni settarie), secondo me si tratta di una musica che è sempre stata fondamentalmente di ricerca e prima di diventare famosa per quello che la rende conosciuta oggi, cioè le jam session, le sedute di improvvisazione, situazione con cui si sono fatte le ossa tutte le formazioni che saranno presenti alla manifestazione, si vuole riscoprire la spinta prima di questo genere, che è sempre stata l’invenzione. I grandi maestri stavano inventando un linguaggio, così come i gruppi che suonano qui cercheranno di dare un nuovo contributo al rinnovamento del linguaggio musicale.
Michele parliamo anche delle tue performance: il Dabirè-Secchi-Staino Trio che è un mix tra percussioni, contrabbasso (il tuo!) e chitarra elettrica e quella con i Pilot X-U , un progetto che si colloca a metà tra una sonorizzazione di musica elettronica ed un concerto di musica dal vivo, in cui il tuo contrabbasso supera davvero se stesso…cosa ci puoi dire al riguardo?
Diciamo che questa seconda performance sarà soprattutto una colonna sonora allo spettacolo di danza. E’ una produzione creata ad hoc per onorare l’Accademia di Danza che ci ospita, e per coinvolgere nell’iniziativa anche i ballerini ed i coreografi dell’Accademia. La formazione è quella del quartetto con strumenti prevalentemente elettrici, ed il suono del mio contrabbasso subirà delle alterazioni sonore ottenute sia acusticamente che tramite una specie di campionamento al computer. Nella stessa sera avremo in cartellone una cosa ancora più curiosa: l’esibizione di Pierre Bastien, artista- artigiano del suono, che costruisce da solo i suoi automi musicali.
Un’ultima domanda Michele, secondo te come è possibile avvicinare i giovani a questo tipo di musica, interessarli ed invogliarli a qualcosa che, generalmente, viene considerato “difficile”, mentre più che altro è un genere musicale che richiede una mente ed un cuore aperti all’ascolto?
Semplicemente bisogna fargli ascoltare più musica. Purtroppo in Italia è difficile entrare in contatto con la musica, perché soprattutto quella che viene definita “colta” è confinata in luoghi dove i concerti costano tanto e i giovani non sanno cosa fanno davvero questi musicisti semplicemente perché non hanno la possibilità di ascoltarli. Questi mostri sacri si portano dietro un’aura di inavvicinabilità, mentre basterebbe che la gente avesse la possibilità di ascoltarli per rendersi conto che si tratta di una musica assolutamente godibile e anche molto divertente, proprio come quella de i gruppi che suoneranno in questa rassegna.
Dopo aver parlato con Michele Staino Jazzando ha inaugurato la rassegna 2009 con il concerto del celebre pianista inglese John Taylor, in una formazione a due, pianoforte e voce, con Diana Torto, giovane cantante italiana che, negli ultimi anni ha riscosso un enorme successo per le sue indubbie qualità vocali. Taylor e la Torto hanno collaborato insieme per la prima volta in un quartetto nato in occasione di un tributo alla musica di Kenny Wheeler ed è proprio con due sue celebri composizioni che inizia il concerto del 9 giugno. Taylor e la Torto si iniziano ad inseguire (musicalmente parlando) creando dei mottetti, dei giochi sonori e delle vocalizzazioni davvero sorprendenti.
Un duo non possiede le sonorità variegate delle formazioni più allargate eppure ha dalla sua un minor numero di obblighi nei percorsi musicali da seguire e lascia ampio spazio all’improvvisazione personale, senza generare dispersioni. L’equilibrio sul palco del teatro Ruskaja era palpabile quasi: ascoltare i movimenti sonori del pianoforte di Taylor e apprezzare l’alta qualità delle improvvisazioni vocali della Torto era un tutt’uno con il rendersi conto dell’affinità e dell’empatia che li lega e che, inevitabilmente, si è riversata sul pubblico in sala in quella sorta di linguaggio “magico” ed universale che è la musica, comunicazione ancestrale di emozioni, sentimenti dove la prevaricazione è un male caduto in disuso.
Da Wheeler a Stefania Tallini, dalla musica contemporanea alla rivisitazione jazz di canzoni popolari abruzzesi, il percorso seguito ci ha accompagnati in un universo sonoro imprevedibile ed eccezionale, ma soprattutto umano.
Non ci resta che vedere il resto…
(Edyth Cristofaro)