Depeche Mode live in Roma: in 50.000 all’Olimpico
[MUSICA]

Una band dalla storia pluriennale in tour in tutta Europa per l’uscita del nuovo album Sound of the Universe, disco che potremmo definire “un ritorno alle origini” in cui l’elettronica – genere che negli anni li ha portati a esserne considerati i precursori – è la prerogativa principale.
Il terzetto inglese si è esibito in uno spettacolo di oltre due ore in cui i migliaia di fan presenti allo stadio hanno potuto godere della visione totale dell’evento, grazie a tre enormi schermi posti intorno al grandissimo palco.
Gli spettatori hanno partecipato a un evento imperdibile in cui i Depeche non si sono risparmiati, riuscendo ad accontentare l’intero pubblico dando ampio spazio a tutto il repertorio più conosciuto. L’inizio è stato un’introduzione ai brani contenuti nell’ultimo lavoro, a tratti un po’ lenti ma emotivamente meravigliosi, sicuramente da assaporare: questa parte del live è stata quindi dedicata principalmente gli amanti del sound eighties.
Ma i Depeche Mode non potevano deludere gli appassionati di sempre, coloro che sono cresciuti al suono degli storici album: People are People, Violator, Music for the masses ecc. Allora via alle canzoni che hanno reso la band celebre in tutto il mondo, che hanno fatto da colonna sonora a una generazione, e non solo: “Walking in my shoes” , “I feel you” , “Master and servant” e “Strangelove”. Il picco delle emozioni si è però raggiunto con “Home”, cantata magistralmente da Martin Gore accompagnato soltanto dalla sua chitarra, con “Personal Jesus” e “Enjoy the Silence”, brani che i presenti allo stadio hanno cantato a squarciagola, tutti, nessuno escluso.
Dave Gahan completamente ripreso dalla malattia (poco tempo fa gli è stato diagnosticato un tumore) ammicca al pubblico, afferra l’asta del microfono e la fa roteare furiosamente, ci delizia con la sua voce calda e sensuale e si muove sul palco come un puma in cattività.
Purtroppo a tratti sembrava di assistere al concerto di una boy band con momenti di isteria da parte del pubblico e ragazzine che si gettavano per terra in preda a crisi di pianto. Sicuramente scene da osservare divertiti, poiché sappiamo bene che l’adolescenza e gli sbalzi ormonali a volte giocano brutti scherzi.
Il live si è concluso con una serie di duetti di Gahan e Gore con cui donano, in un dialogo musicale, un pezzo della loro intimità e della loro amicizia.
Un abbraccio, dei sorrisi e tanta commozione tra Dave Gahan, Martin Gore e Andrew Fletcher: i Depeche Mode sono sempre una realtà affermata che speriamo si prolunghi, senza forzature, il più possibile nel tempo.
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