Caldo Disio: voci femminili, controcanto di viola
[MUSICA]
ROMA- La voce del filologo Federico Sanguineti e la viola di Christophe Desjardins hanno dato vita al concerto Caldo Disio – voci femminili, controcanto di viola, presentato lo scorso 28 aprile al Parco della Musica di Roma, dopo il debutto al Culturgest di Lisbona.
Tutto ha inizio con un puntino che dalle profondità del nero si avvicina lentamente, accompagnato da un dolce lamento, lasciando una scia di rosse spire vorticose che man mano riempiono lo spazio, fino a svelare le languide forme di una giovane dormiente. È una donna che viene dal passato, come le voci femminili che ora emergono dal buio, riportate al presente da una calda voce maschile.
‘Tacete, o maschi, a dir che la natura a fare il maschio solamente intenda’, queste le prime parole che rimbalzano dalla voce allo schermo, seguite da altre, affastellandosi in intrecci di sciami che riecheggiano negli occhi e nella mente. Sono le voci femminili di scrittrici e poetesse di epoca medievale e rinascimentale, scelte da Federico Sanguineti, che riemergono dal passato per denunciare un mondo articolato al maschile e rivendicare i propri diritti.
‘Barbari ipocriti, che volete obligar le donne a star ritirate e quasi dinegate loro il veder l’aria’ e ancora ‘Barbari ipocriti, vi fate lecito goder tante femine quante potete mantenere con le vostre facoltà’.
Femministe ante-litteram, donne di un’epoca lontana eppure per certi aspetti così contemporanee nelle loro rivendicazioni (come non pensare alla signora Veronica dei nostri giorni?). Un filo rosso tra passato e presente, sottolineato anche da alcune immagini, inserite nel video e accompagnate dal solito dolce lamento, di scontri in una manifestazione femminista degli anni ’70. Immagini tratte da un documentario di Alina Marazzi dal titolo molto significativo: Vogliamo anche le rose.
Voci che esprimono un conflitto antico e apparentemente insanabile. Un conflitto che tuttavia trova, oggi come allora, il suo equilibrio nell’amore, che, si sa, tutto ripara: ‘Vien dunque, Amor, cagion d’ogni mio bene, d’ogni speranza e d’ogni lieto effetto’.
Non sembrano davvero parole tanto antiche quelle che dicono ‘E quel che ‘n questo m’è sommo piacere è ch’io gli piaccio quanto egli a me piace, Amor, la tua mercede; per che in questo mondo il mio volere posseggo’. Le ultime, prima che, accompagnate dal dolce lamento, il vortice rosso le richiuda nuovamente negli abissi dell’oscurità dalla quale erano venute.
Voci antiche con una eco contemporanea, come le musiche che gli fanno da controcanto, interpretate dalla raffinata maestria di Christophe Desjardins.
La voce di Federico Sanguineti fa rivivere testi tratti dagli scritti di tre donne vissute tra la metà del ‘500 e la metà del ‘600, Moderata Forte, Lucrezia Marinella e la suora Arcangela Tarabotti, ai quali si uniscono frammenti di voci femminili narrate da Dante e da Boccaccio. E alla voce maschile si alterna, intreccia o sovrappone in perfetta armonia la voce della viola, con brani di autori antichi rivisitati in chiave moderna (Johannes Ockeghem, Gilles Binchois, Domenico Gabrielli) e due composizioni contemporanee, appositamente scritte per l’occasione da Gianvincenzo Cresta e Fausto Sebastiani.
Il tutto orchestrato dalla regia di Cesare Scarton, sullo sfondo delle immagini ipnotiche del video di Giuseppe Tandoi, in ‘un tentativo di passare da una dimensione iniziale di spettacolo, con una drammaturgia tradizionale, ad una dimensione concertistica, nella quale la musica emerge sulle parole e sulle immagini, per richiudere poi con una drammaturgia nel finale’, spiega Fausto Sebastiani.
Un progetto femminile tutto al maschile, dunque, nato dall’incontro dei due protagonisti e che si colloca in un percorso intrapreso da Sanguineti di rivalutazione della donna, una sorta di scommessa nel vedere come delle figure maschili restituiscono un universo femminile. O forse un tentativo di immedesimazione, per comprendere ma anche, come suggerisce Sebastiani, per assumere su di sé la fragilità che prima era solo della donna, che oggi è invece diventata, in alcuni casi, la componente dominante.