MArteLive 2008 V serata: le nuove strade della sperimentazione
Viaggi della mente e dell’anima
Gli scatti fotografici possono essere pura improvvisazione, ma anche equilibrio e costruzione dell’immagine. L’interpretazione di ciò di cui si appropriano gli occhi con lo strumento della macchina fotografica, viene sviluppato secondo stili così diversi che la quinta serata del MArteLive lascia basiti di fronte ai contrasti della purezza stilistica di Matteo Sainato che si affianca alle elucubrazioni mentali di Giuseppe Nora e ai colori abbaglianti di Riccardo Bonanni.
I tre fotografi non potevano recuperare i loro percorsi in maniera così frammentata e distante. Se Riccardo Bonanni non ha presente come una fotografia possa essere congegnata da una ricerca della luce e del tempo, che si rinchiudono in un incastro matematico, ha però dalla sua parte l’immediatezza dello scatto e la realtà recepita con la semplicità dello stupore. L’incanto che il fotografo ha dal paesaggio asiatico è reso palese dai colori accesi e dal racconto di un mondo distante e purificato dall’ambra e dall’acqua sacra. È grazie a queste foto non organizzate né composte che l’artificiosità lascia il posto all’immagine vivida e semplice. Bonanni riesce a vagheggiare con la mente e a guardare l’altro senza egoismo sapendo raccontare un viaggio affascinante. Con Colori di donna abbiamo la comprensione come il “viaggio asiatico” riesca a colpire ancora la fantasia dell’artista perché ispira e stimola in un turbinio di sensazioni estetiche.
Matteo Sainato ha della realtà una visione chiusa e inquadrata. La sua fotografia è costruzione abile con mezzi antichi. Ancora una volta un fotografo vecchio stile che ritorna a manovrare la realtà sulla carta baritata e a costruire sezioni auree decisamente perfette. Il suo quadro d’azione è identico nei suoi quattro lati in cui costringe azioni e sentimenti di una realtà che ha studiato, capito e vissuto fino ad isolare un racconto e decontestualizzarlo. Sainato ha l’idea di semplificare il movimento con il bianco e nero e non sovrappone mentre spiega la vita dei suoi 20 days in ChinaTown. Nonostante i mezzi e la struttura mentale decisamente classica, Sainato riesce in una modernità che dipende esclusivamente da una capacità di trasformazione di quelle che sono le basi di un linguaggio semplice. Il racconto è sempre nuovo quando l’occhio osservatore è brillante.
Compone confusamente con un ragionamento che però è stabile e meticoloso il terzo fotografo della serata, Giuseppe Nora. Re-flecto non è la rappresentazione della realtà ma un volo pindarico che non collega tra loro i pensieri stessi del fotografo né quelli dell’osservatore esterno. La mappa mentale è difficile da ricomporre e piuttosto si puntella di icone e che sono come realtà psichedeliche e diventano tamburellanti percussioni visive fino a provocare stordimento. La fotografia diventa una scusa per uscire dalla realtà che è costretta a rappresentare, un modo diverso per fare arte e per liberare la mente ma con un ragionamento contorto e meticoloso. Del resto la realtà senza un costrutto culturale solido che la possa leggere è solo una sequenza di immagini prive di senso, l’arte ha la funzione sociale di ispirare e stimolare oltre che di legare quello che appare.
(Rossana Calbi)
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