Tu non smettere di guardarmi
[STREAP- TEASE: FUMETTI MESSI A NUDO]
Jean è un giornalista francese in Italia e trascorre i pomeriggi romani con Davide, per impartirgli ripetizioni di lingua gallica. Invece i due amano oziare davanti la TV consumando brioches e vecchie cassette di Marcel Marceau, dimenticandosi con facilità obblighi e responsabilità.
Ma l’arte del grande mimo non è l’unico legame che unisce l’uomo all’adolescente poichè, anche se Davide lo ignora, in un’altra vita, tanti anni prima, Jean è stato il grande amore di sua madre, ora soffocata in un triste matrimonio con un volgare imprenditorucolo romano. Jean, Davide, Laura sono i primi tre angoli di un quadrato immaginario a cui andrà ad aggiungersi una quarta figura femminile, un’esuberante parigina amante della fotografia e richiamata a Roma da questioni familiari.
Senza neppure incontrarsi gli uni con gli altri, o facendolo solo per un attimo ad un incrocio fatale o dietro un vetro, questi quattro personaggi danno vita ad un racconto di destini paralleli, una storia che parla di verità e segreti, scelte e famiglia.
Ora che fuori dalla finestra splende il tiepido sole primaverile, si può apprezzare meglio la malinconica aria autunnale che sembra spirare mentre leggiamo Guardami più forte, pubblicato da Tunuè nella collana Prospero’s books.
I due autori, Cristiano Silvi e Luca Russo, tornano a lavorare in coppia dopo (in)certe stanze dimostrando ancora una volta la grande affinità artistica che li unisce, e che emerge tavola dopo tavola nel gusto di raccontare una bella storia senza ricorrere a particolari colpi ad effetto, se non sfuggenti citazioni ad Aznavour e alla scuola della Nouvelle Vague.
Guardami più forte è un invito a lasciare che sia lo sguardo a parlare, soprattutto quando le verità più gravi non possono essere svelate a parole, ma anche un suggerimento a leggere il fumetto dimenticandosi di essere davanti a semplici disegni, a farsi prendere per mano e trascinare lungo le vie del centro storico della Capitale, che è l’altra grande protagonista della storia. Non è un caso che il tratto di Russo sia soprattutto abbozzato anche se fortemente espressivo, come se le figure umane e gli sfondi che disegna attendessero di essere riempiti dal colore per prendere vita. L’uso dell’acquerello infatti, come spiega un’accurata nota tecnica in apertura di volume, riesce a immergere il racconto in una suggestiva atmosfera definita “d’autunno romano”, in cui le tonalità pallide di verde e rosso rispecchiano idealmente il tempo delle vicende e gli animi dei personaggi, mettendo sempre al centro dell’interesse l’emozione più che la perfezione stilistica.
Se l’obiettivo della coppia di autori era quello di farsi guardare con attenzione e piacere, allora è pienamente centrato e possono sentirsi orgogliosamente soddisfatti, come il mimo che in mezzo alla strada riesce, solo con l’intensità del suo sguardo, a strappare le menti dei passanti alle loro vite e a concentrarle sui suoi gesti, ora armoniosi ora sgraziati, ma sempre espressivi, fino all’applauso corale e alla richiesta di un bis.
di Diego Ciorra