Bachi da Pietra Live
[MUSICA]
Il sudore e le scarpe battute in terra che alzano polvere.
Gli stivaletti piegati all’altezza degli stinchi, la serietà di chi suona con poco e rende tanto.
Le ginocchia piegate.
Sono alcuni dei frammenti che ben poche persone potranno ricordare del concerto dei Bachi da Pietra, mercoledì 4 marzo al Circolo degli Artisti: la meraviglia delle viscere sbattute dentro ad un microfono e sopra una chitarra o delle pelli.
Quando salgono sul palco nel Circolo c’è il solito brusio di persone che non rispettano né l’artista né gli altri ascoltatori e per la prima volta c’è qualcuno di più testardo: è Giovanni Succi il cantante-chitarrista del duo che dopo essersi presentato attende il silenzio della sala per cominciare.
E’ stupendo.
Ed è stupendo anche capire come il silenzio sia parte integrante del minimal blues dei Bachi.
La chitarra acustica malridotta viene percossa con forza, è il suo modo di suonare, pochi battiti sulla cassa e sulle corde, pochi accordi regolari. Il suono sa di sporco, sa di terra, polvere e fango, striscia e serpeggia nella sala, ma vola alto spesso con la leggerezza di una farfalla. Bruno Dorella, l’altra faccia del duo è composto al suo set minimal di batteria: solo raid, rullante, timpano e tanti tipi diversi di bacchette per lui.
Le parole non cantate ma sussurrate al microfono, i testi stupendi che necessitano attenzione, è un concerto da mal di testa, che impegna. Non è musica facile: siamo in pochi dentro, qualcuno esce e sorride mentre Succi dinoccolato ha un amplesso con le sue chitarre, è sexy, sinuoso, è genio senza freni.
Un miglioramento, una sicurezza così non ce la saremmo mai aspettata dall’ultimo concerto del duemilaotto.
Il sudore pervade i due corpi e i loro strumenti, è un concerto da vivere.
Dagli amplificatori e dalle casse volano nell’aria pezzi da tutti i loro cd: “Servo”, “Non io”, “Fisica Elementare”, “Da Nulla Nel Nulla”. Magistralmente eseguite le due vere e proprie hit del nuovo lavoro Tarlo Terzo: “Lina” e “Lui Verrà”, da sdraiarsi in terra e gridare al miracolo, agitando le mani dal pavimento al cielo, rendendo grazie per queste due perle.
Non ce n’è per nessuno, il concerto procede come una mietitrebbia e falcia tutte le possibilità di uscire un secondo dalla sala, non si fermano mai per quasi due ore intensissime e per i pochi fan è pura gioia.
L’unico peccato è riguardo all’organizzazione del concerto, giorno totalmente sbagliato per poter far apprezzare la band ad un pubblico più ampio, senza contare il totale abbandono (stranamente) da parte del Circolo degli Artisti, esaltando poco i due con luci fisse per tutto il concerto.
Rimane nella mente di tutti i presenti una delle performance più entusiasmanti mai viste negli ultimi anni, un concerto da incorniciare e consigliare: i Bachi da Pietra dovrebbero essere materia d’esame per qualsiasi aspirante critico, meglio ancora, cultura generale per tutti i musicisti del paese.
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