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The Musical is Back!

[CINEMA]

Avete fatto le vostre scommesse cari cinefili?
Sono certa che in tanti vi siete sintonizzati alle 23:45 della Domenica del 22 Febbraio sulla rete dell’ABC, pronti a spulciare i vari forum, i Live-Blog e le ultime foto giunte dalla diretta della manifestazione più importante del cinema Americano.
Tante le supposizioni e i pronostici sui vincitori delle agognate statuette dorate: il wrestler Rourke l’avrà spuntata? Slumdog Millionaire di Boyle avrà fatto incetta di premi? David Fincher avrà avuto il suo giusto riconoscimento?

All’81esima edizione degli Academy Awards nulla era come ci si aspettava: un po’ scontati i premi assegnati, ma d’altro canto bisogna congratularsi per il nuovo spirito che ha regnato all’interno del Kodak Theatre di Hollywood.

Un’edizione particolare tutto sommato, che ha segnato un nuovo inizio in concomitanza con la neo presidenza di Barack Hussein Obama e che ci ha regalato un solenne spettacolo con i controfiocchi.
Per chi se lo domandasse, non stiamo parlando di un nuovo spettacolo a Broadway o di un emozionate progetto Luhrmaniano, bensì della straordinaria performance del presentatore del 2009, niente poco di meno che il “mandriano” Hugh Jackman, fresco del successo di Australia.
Smagliante nel suo ricco sorriso e nel suo impeccabile smoking, Jackman ci dà prova di essere un grande showman, alla pari di uno Steve Martin e di un Billy Crystal (superandoli nell’imponente fisicità), dimostrando perfino di avere delle ottime doti canore.
Ed è questo che si è presentato ai nostri occhi dopo la consueta sfilata del red carpet, che ha riunito gli appassionati della moda, pronti a commentare i tanti abiti dei nostri beniamini, alteri nei loro passi: da una candida e matura Kate Winslet, agli eleganti sovrani di Hollywood Brad Pitt e Angelina Jolie, fino ad un eccentrico Mickey Rourke che sfoggiava con nonchalance un pendaglio con la foto del suo affezionato chihuahua.
Ma questa è solo una delle tante stranezze di questi artisti amati ed acclamati, che si riuniscono sotto lo stesso tetto per una sera, a scambiarsi sguardi, battute e reciproci applausi, come una grande famiglia perfetta, alla “Mulino Bianco”.

Eppure, lungo lo sfarzoso red carpet, sono solo loro che catturano la nostra totale attenzione: l’intero cast del film più acclamato dell’anno, The Millionaire, cammina sorridente, festoso, noncurante della sfida, ma con l’umiltà e l’onore di essere presente ad un evento così importante.
Così tutti i grandi entrano all’interno del Teatro: Meryl Streep, Robert Downey Jr, Penelope Cruz, Sean Penn e molti altri si disperdono, pronti a memorizzare il loro eventuale discorso di vittoria.
Jackman, tramite le canzoni, saltella per il palco del Kodak Theatre, ironizza sui film in concorso e tira con sé, dal pubblico, un altrettanto fascinosa Anne Hathaway, dando vita ad uno spettacolo di puro intrattenimento, rubando un incoraggiante applauso al pubblico della platea.
Ed è questo lo scopo dell’Academy: cercare di riprendersi il successo che l’anno precedente era andato sbandando pericolosamente, principalmente per colpa dello sciopero degli sceneggiatori che aveva colpito l’interno star system Hollywoodiano.
Hugh Jackman è stata la chiave vincente per attirare il pubblico che stava già iniziando a sbadigliare, ritrovando in lui l’icona della popolarità cinematografica, rilanciando l’emozione dei film di un tempo, dell’avvincente “musical” ed è, infatti così, che Jackman termina una delle sue più sfarzose performance, con accanto la cantante Beyonce e le due star di High School Musical Zack Efron e Vanessa Hudgens, dichiarando che “The Musical is Back!” e noi, dal canto nostro, ci sentiamo di dargli ampiamente ragione (ricordiamo che la coreografia è stata progettata dal regista Baz Luhrmann).
Perché non vogliamo una Hollywood diversa, più realistica o meno assurda, bensì eccessiva, controversa, ricolma di pathos, così come sempre è piaciuta a noi spettatori.

Ma la novità personalmente più gradita è stata la modalità di premiazione degli Oscar destinati agli attori protagonisti e non: cinque vincitrici e vincitori delle passate edizioni si sono disposti a turno ad elencare i nomi dei candidati, rispecchiandosi nella loro carriera, sfoggiandone le doti e infine acclamando il nome del nuovo “eletto”.
Una mossa molto raffinata e stile “Old School”, per ricordarci chi ha fatto veramente la storia del cinema e chi è ancora presente per continuare a lasciare il segno.
Show e manifestazione a parte, purtroppo la parte scontata giunge al momento delle vittorie: pochi battiti accelerati, pochi tremolii, se non per un “Yes” ad alta voce per la strabiliante Kate Winslet e un sorriso malinconico per quel “why so seriously?” di Heath Ledger, che ha vinto con un ruolo che ha segnato in tutto e per tutto i suoi ultimi mesi di vita, consacrandolo definitivamente come mito scomparso e come quel Joker che ha saputo brillantemente scavalcare quello fumettistico di Jack Nicholson.
Slumdog Millionaire ha trionfato su tutte le altre pellicole, accaparrandosi i premi più importanti e ricordando ai presenti che anche i piccoli progetti possono sfondare con successo (noi principalmente siamo più certi che è la storia politicamente corretta ad andare bene all’Academy), lasciando indietro un sospirato Benjamin Button che aveva preso i consensi di molti.
Non a caso, il dispiacere maggiore ricade probabilmente su Brad Pitt, che come tanti si sarebbe meritato una di quelle statuette ora così lontane: penalizzato per la sua bellezza, Pitt resta uno degli attori più talentuosi del momento, capace di donarci in ogni singolo film una grande interpretazione (facciamo finta che The Mexican non sia mai esistito…).

Molti hanno considerato questa edizione come passabile, deludente e scarsamente sorprendente: personalmente consiglio di aprire un po’ di più il proprio cuore, di ricordare maggiormente il passato e di lasciare per una volta le critiche a casa, perché ormai in quest’era siamo alla ricerca di un qualcosa di “eccezionale” che non esiste, troppo distratti per renderci conto che lo straordinario lo abbiamo già sotto il naso.
Nota di merito: l’orchestra di questa edizione è stata diretta dal compositore Michael Giacchino, più volte candidato all’Oscar, e straordinario creatore di colonne sonore per le serie televisive di J.J. Abrams, Alias e Lost, e delle pellicole Gli Incredibili, Speed Racer e Ratatouille.

Miglior film:
The Millionaire
Miglior regia:
Danny Boyle (The Millionaire)
Miglior attore protagonista:
Sean Penn (Milk)
Miglior attrice protagonista:
Kate Winslet (The Reader)
Miglior attore non protagonista:
Heath Ledger (Il Cavaliere Oscuro)
Miglior attrice non protagonista:
Penelope Cruz (Vicky Cristina Barcellona)
Miglior sceneggiatura originale:
Milk Dustin Lance Black
Miglior sceneggiatura non originale:
The Millionaire Simon Beaufoy
Fotografia:
The Millionaire – Anthony Dod Mantle
Montaggio:
The Millionaire – Chris Dickens
Colonna Sonora:
The Millionaire – A.R. Rahman
Canzone:
“Jai Ho” – The Millionaire, A.R. Rahman, Gulzar
Miglior film d’animazione:
Wall-E
Scenografie:
Il Curioso Caso di Benjamin Button – Donald Graham Burt, Victor J. Zolfo
Costumi:
La Duchessa – Michael O’Connor
Make up:
Il Curioso Caso di Benjamin Button – Greg Cannom
Effetti visivi:
Il Curioso Caso di Benjamin Button – Eric Barba, Steve Preeg, Burt Dalton and Craig Barron
Montaggio effetti sonori:
Il Cavaliere Oscuro – Richard King
Sonoro:
The Millionaire – Ian Tapp, Richard Pryke and Resul Pookutty
Miglior film straniero:
Departures (Giappone)
Cortometraggio d’animazione:
La Maison en Petits Cubes, A Robot Communications Production, Kunio Kato
Documentario:
Man on Wire (Magnolia Pictures), A Wall to Wall Production, James Marsh and Simon Chinn
Cortometraggio:
Spielzeugland (Toyland) – A Mephisto Film Production, Jochen Alexander Freydank
Corto documentaristico:
Smile Pinki – A Principe Production, Megan Mylan

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