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Nonostante tutto e’ sempre Casino Royale

[MUSICA]

I Casino Royale sono tornati in tour da parecchi mesi, in giro per l’Italia intenti nella presentazione di Royale rockers: the reggae session.
Il gruppo ha calcato il palco del Circolo Degli Artisti di Roma il 15 gennaio 2009: ed ha riempito il locale. Non folle oceaniche e gente rimasta fuori, ma ha fatto comunque registrare al botteghino un’ottima risposta di pubblico.

Spettacolo ben curato, ben gestito, illuminato alla perfezione con il film dello stesso stage proiettato in diretta sul muro davanti al bancone della sala maggiore del Circolo. Immagini con regista, cambiamenti repentini di inquadratura. Show dettagliata e ben suonato.
Ma d’altronde avrebbe stonato un’offerta differente. I Casino Royale sono una band che suona e suonava a dovere, con una lunga storia indie da raccontare. Una band che ha avuto la possibilità di fare album che remixano vecchie proprie produzioni. Una band che può permettersi ed ha potuto permettersi quindi di fare dischi con le cover di se stessa. Roba concessa a pochi.
Ovvio quindi che il carrozzone imbastito intorno ad essa per supportarne le attività debba essere degno.
Il live di Roma è stato molto gradevole, scivolato via per un’ora e mezza, interrotto da due bis. È andato lungo inanellando i passati successi della band reinterpretati in chiave reggae, roots, dub, martellati in levare e sostenuti da una batteria precisa, sincopata e intonata.
Pezzi tratti dall’ultimo disco pubblicato Royale rockers: the reggae session e quindi di riflesso pezzi estratti e risuonati dai lavori dei tempi splendenti dei Casino Royale: Dainamaita, Sempre Più Vicini, Crx, Reale. Compresa la mitologica track “Re senza trono”, bella spacca cuori.

È scivolato senza intoppi, fatto con professionalità, intercalato dalla conduzione radiofonica di Alioscia. Preciso e ben diretto. Con un solo difetto. A tratti ci è sembrato noioso. Ripetitivo più che noioso. In certi momenti, nelle inevitabili risacche presenti nella gran parte dei live, tra un pezzo che rilancia e uno che tira meno, si è avvertita una leggera stanca.
Un calo del ritmo, del tiro, della presa sul pubblico. Un poco di stanchezza dopo mesi in giro è comprensibile. Forse però il fattore principale potrebbe essere anche un altro: il reggae continuo e senza variazioni brute e brutali. Lo stesso movimento del live dall’inizio alla fine, senza mai un’accelerazione o un cambio di registro.
Se il concerto ogni tanto avesse concesso un paio di aumenti di ritmo e di solarità in levare il voto complessivo di questo report avrebbe raggiunto vette elevatissime. Solo una piccola digressione veloce, solo un po’ di battute accelerate, solo un motivo diverso e una tastiera non a tastoni.

Però va bene così, non ci si può lamentare di una band ormai storica, di una delle band che dieci e più anni fa ha vissuto in pieno la stagione emergente e indipendente italiana. E poi il bisogno di ska e il risultato della speranza di un revival completo, una revival ska, rock steady, degli anni di “Jungle Jubelee” e di “Soul of ska”.
Durante il concerto Alioscia ha espresso un pensiero felice e di riguardo per Mickey Dread, un mito che ha prodotto la traccia “Cosmic sound” di Royale rockers: reggae session, scomparso nel 2008. Un tipetto che ha lavorato con i Clash del momento d’oro per capirci.
E infatti per chiudere il cerchio, per ricordare a tutti chi sono e chi sono stati, i Casino Royale hanno salutato il proprio live in un modo inaspettato, con una cover di “Revolution rock” degli stessi Clash. Un saluto giusto, azzeccato, sia per la loro storia che per quella alla quale si riferiscono.

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