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Apre il Teatro Tour MArteLive 2009

[TEATRO]

La cena dei cretini

Tutto esaurito per il primo appuntamento del MArteLive TeatroTour 2009, rassegna che presenta le cinque formazioni più interessanti della passata edizione dell’omonimo concorso in altrettanti teatri di Roma e dintorni.


Protagonista della serata inaugurale – il 16 gennaio al Teatro YGramul di Roma – è la Compagnia Il Panda che ripropone per l’occasione La Cena dei Cretini, testo teatrale di Francis Veber da cui, nel 1998, è stata tratta la famosa pellicola francese.

La scena, efficacemente suggerita con pochi ma essenziali elementi di arredo, si apre sull’elegante appartamento parigino del ricco ed affermato editore Pierre Brochant, costretto da un improvviso dolore alla schiena a rinunciare alla cena in questione. L’appuntamento settimanale premia chi – tra gli aristocratici convitati – riesce a portare con sé l’ospite più idiota, oggetto inconsapevole di valutazione e dileggio per tutto il corso della riunione. Nonostante le proteste della moglie Christine – interpretata da Desirèe Tortorici – Pierre approfitta comunque della serata per conoscere meglio i punti di forza del prescelto, François Pignon, ma la sua presenza in casa sarà il pretesto di una serie di esilaranti equivoci.

Diretto da Sergio Montanino – in scena nei panni di Brochant – lo spettacolo affascina e coinvolge il pubblico attraverso una recitazione serrata che imperversa per quasi due ore senza concedere pause o distrazioni. Ricco di colpi di scena e sorprese, soprattutto per quanti non ne abbiano visto l’adattamento cinematografico, l’intreccio delinea una sorta di contrappasso che ridimensiona l’ego del protagonista capovolgendone l’impietosa distinzione tra vincenti e perdenti.
La messinscena sfrutta gli espedienti comici della pièce senza cedere alle lusinghe della macchietta, ma optando, nella maggior parte delle situazioni, per un’interpretazione misurata e realistica. La recitazione, infatti, rivela una particolare cura della mimica facciale fin nelle più piccole espressioni, sfruttando le potenzialità della distanza ravvicinata con il pubblico per la creazione di un effetto di primo piano impensabile in un classico teatro all’italiana.

Perfettamente adattati alle peculiarità dello spazio teatrale, gli attori dimostrano la propria maturità anche di fronte agli imprevisti, mantenendo salda la concentrazione ed assecondando persino gli errori che, inglobati nel corso della scena, diventano fonti di un’ulteriore ricchezza comica.
In particolare, tra il cast – composto anche da Giuseppe Guglielmino, Aniello D’Ambrosio, Roberta Zancolla e Gianluca Della Gatta – si distingue la performance di Edoardo Faraci che conferisce allo zelo del protagonista François Pignon una carica ingenua e divertente, persino più convincente di quella creata per il cinema.
Ad aprire il cartellone del MArteLive TeatroTour 2009 è stato dunque uno spettacolo decisamente riuscito che incoraggia le migliori aspettative rispetto alle prossime date.

(Ambra Postiglione) 

La Mandragola

Come si fa a ripresentare con spirito sempre nuovo una commedia che è un caposaldo della letteratura italiana? Ha risposto egregiamente la Compagnia Balagàn, quarta al MArteLive 2008, “catturata” dalle ScuderieMArteLive e inserita nella rassegna teatrale TeatroTourMArtelive per l’unica tappa fuori Roma.

A Latina, il Teatro Operaprima, in via dei Cappuccini 76, ha ospitato l’unica data dello spettacolo La Mandragola – liberamente improvvisato da Niccolò Machiavelli. Quando si parla di classici si hanno atteggiamenti contrastanti, c’è chi ama il purismo e la vereconda osservazione di quella che è la rappresentazione di un testo e chi, invece, vuole “sporcare” l’opera con elementi moderni o riletture attuali. Nessuna delle due posizioni è deprecabile o da accettare in toto, come al solito ci piace pensare che l’innovazione si costruisce su una buona conoscenza del passato e dunque, dei classici, che si possono però anche interpretare in modo diverso. Ed è proprio questo che rende ammirevole il lavoro della Compagnia Balagàn, che congiunge due secoli della tradizione italiana.
L’opera di Machiavelli è del ‘500 e la commedia dell’arte si cristallizza nel ‘700: la Compagnia Balagàn rilegge con la lente della commedia dell’arte l’opera dello statista fiorentino ma in modo giovane e fresco, i suoi interpreti sono instancabili e fagocitano il pubblico, che ha avuto difficoltà ad interrompere le risa. Al bando l’ironia feroce sul pavido Callimaco e nessuna citazione di natura politica, tanto forte nell’originale di Machiavelli, qui i personaggi diventano maschere.

Il servo di Callimaco, Ligurio, si sdoppia in Arlecchino e Ciociacchio, un personaggio che parla in napoletano come Pulcinella, pensa sempre a mangiare come Pulcinella, ha la maschera con un nasone come Pulcinella, insomma è in tutto e per tutto Pulcinella. Un Ligurio sdoppiato che trova una doppia energia. Il veneziano di Arlecchino contrasta con il napoletano di Ciociacchio, ma entrambi si trovano ben d’accordo nell’usare l’amore, che lo stralunato Callimaco prova per Lucrezia, per averne un loro tornaconto personale.
Ma se la fame è grande per chi è del volgo, c’è qualcosa che riesce a tormentare ancora di più di uno stomaco vuoto: il cuore di un amante triste e sconsolato come Callimaco. Il nostro amante, tornato da Firenze, ha occhi solo per Lucrezia che i Balagàn trasformano in un’adorabile e pudica Innamorata; ma Lucrezia è moglie del notaio borioso Nicia. Il notabile, con la sua pancia imponente e la sua ricercatezza del linguaggio, privo però di qualsiasi concretezza, vuole un figlio per soddisfare il suo ego e sottopone la giovane moglie a mille torture, Arlecchino con il suggerimento di Ciociacchio troverà nella mandragola la soluzione ai problemi di cuore di Callimaco.
La boria può essere facilmente oggetto di scherno e di derisione! Nicia, che ci ricorda tanto il presuntuoso Dottor Balanzone, ha un pancione pieno e la testa vuota, l’attrice che lo interpreta riesce a renderlo simpatico e giocoso, non solo una vittima delle angherie delle veloci e sconclusionate idee di Arlecchino e di quelle sottili e ben indirizzate di Ciociacchio.

La Mandragola della Compagnia Balagàn merita un plauso perché è un lavoro di ricerca di un gruppo di attori giovani che sanno presentarsi sul palco in modo simpatico e pieno di dovizia nella ricerca del linguaggio e nella presenza scenica.
La frase che ci ha più colpito? Quella venuta fuori dal borioso Nicia: “la donna è la creatura più imperfetta dell’universo”. Ci permettiamo di aggiungere che bisogna gioire di queste imperfezioni se consentono di burlare uomini ottusi e vanagloriosi…
www.compagniabalagan.it

(R.C.)

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