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Momenti di trascurabile felicita’?

[TEATRO]

Dal 4 al 21 dicembre il palcoscenico del Piccolo Iovinelli di Roma ha permesso la celebrazione di un collettivo rito antistress ospitando lo spettacolo Momenti di trascurabile felicità. L’assolo comico di Valerio Aprea, in effetti, enuclea le basi di una generica ars vivendi fondata sulla convinzione che il segreto della felicità sia alla portata di tutti e risieda nelle più risibili soddisfazioni dell’esistenza.

L’opera è tratta dall’omonimo libro di racconti Tre momenti di trascurabile felicità di Francesco Piccolo – autore e sceneggiatore più volte impegnato al fianco di importanti registi come Paolo Virzì e Nanni Moretti – che si distingue per uno stile umoristico a servizio di insolite interpretazioni della vita comune. Il testo, infatti, si presenta come una serie di istantanee scattate nel corso di una paziente ricerca di quei dettagli, apparentemente insignificanti, che costituiscono in realtà una piccola mappatura della gioia.

Ne deriva un monologo frammentario, tenuto insieme da un cantastorie che riesce faticosamente ad imporsi come filo conduttore tra i paragrafi del discorso. Grazie all’interessante uso di proiezioni video, l’esposizione si suddivide in ideali capoversi che scongiurano, almeno in parte, il rischio di un andamento ripetitivo e didascalico. L’attore usa efficacemente queste cesure per giocare con lo spazio in maniera dinamica, orchestrando entrate ed uscite che spezzano il ritmo e mantengono viva l’attenzione.

I singoli capitoli si innervano di una comicità ammiccante che cede tuttavia alle lusinghe della retorica per conquistare la complicità del pubblico. Lo spettacolo, infatti, rinuncia a definire una maschera comica universale e si accontenta di suscitare una risata più umile, ma ugualmente liberatoria, direttamente proporzionale al grado di intensità con cui lo spettatore si riconosce nella casistica delle vicende proposte.

Gli episodi quotidiani diventano oggetto di un sommario vademecum del buonumore che concede poco spazio alle sfumature poetiche nonostante, nelle rare occasioni in cui lo fa, l’interpretazione del protagonista si riveli addirittura più trascinante che nella veste comica.
L’allestimento assume così la struttura di un lungo sketch che, pur senza la pretesa di innescare importanti riflessioni filosofiche, diffonde un’atmosfera positiva ed ottimista, regalando al pubblico momenti di felicità, seppur trascurabili.

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