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Miguel Angel Martin, cronista dell’alienazione

[FUMETTI]

Neuro Habitat – Cronache dell’Isolazionismo (Coniglio Editore) è un fumetto che si legge in pochi minuti ma lancia input al cervello che durano a lungo, come il taglio di un bisturi apparentemente lieve lascia una ferita profonda e sanguinolenta.
Il fumettista spagnolo Miguel Angel Martín descrive le azioni di un anonimo personaggio nel suo appartamento la notte di un Capodanno qualsiasi e, come l’occhio di una telecamera installata nell’appartamento, ci mostra con distacco tutto ciò che accade.

Neuro Habitat è la cronaca realistica, e perciò inquietante, dell’ esasperato isolamento fisico ed emozionale di un essere umano circondato dalla tecnologia che diventa una sua estensione, protezione dal mondo esterno e dalle emozioni che esso può generare.
La storia è scandita dalla serie di numeri del sistema binario e i primi disegni sono già eloquenti: un appartamento asettico, la musica isolazionista dei francesi Magma creatori della lingua artificiale kobaiana, una segreteria telefonica che filtra le voci dell’esterno, un computer e un telecomando. Martín semina continuamente indizi e rimandi, sviluppa il racconto aggiungendo poco alla volta nuovi elementi e fornisce dettagli che costruiscono un ponte col mondo esterno e con il lettore.

Se al principio l’anonimo protagonista ci appare un estraneo se non un alieno, progressivamente ci rendiamo conto di quanto in realtà gli stiamo assomigliando e che lo sguardo dell’autore, scevro di ogni intento moraleggiante, ci restituisce l’immagine riflessa di quel che siamo o potremmo diventare. Un’immagine che ci è data già dal crescente fenomeno giapponese degli Hikkomori, adolescenti autoreclusi nelle proprie stanze equipaggiate di ogni strumento tecnologico e informatico, o dei britannici Neets, ma che potrebbe anche diventare comune a tutti noi, potenziali vittime di un mondo caotico ed esigente, che richiede continua presenza, attenzione e prestazioni.
Perché la tecnologia e il progresso sono un’arma a doppio taglio, paradossi di un’epoca in cui tutto è a portata di clic e di desiderio, anche di quelli generati dalla noia di poter avere tutto senza il minimo sforzo, sostituendo le passioni, i rischi e le emozioni con prodotti artificiali e in serie.
Forme e strumenti di comunicazione innovativi e straordinari possono rivelarsi corazze di incomunicabilità che fagocitano tutto, sostituiscono la vita e soddisfano le pulsioni. Ciò che dovrebbe facilitare la comunicazione e lo scambio tra umani, in una immediatezza un tempo inimmaginabile, può generare isolamento e autoprotezione fino a giungere all’ annullamento e alla cancellazione anche dei tratti umani, fino alla creazione di una nuova identità.

L’autore di Brian the Brain, di Anal Core e di tanti altri fumetti dissacranti, schegge di specchi della modernità, ci ha abituati a racconti più o meno espliciti, ma non ha mancato neanche questa volta di colpirci al cervello, a colpi di matita acuminata.
Neuro Habitat è un fumetto da leggere e rileggere con attenzione, un racconto denso di citazioni e rinvii, cronaca precisa di ordinaria paranoia contemporanea.

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