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Dai Ragazzi di Vita alla vita dei ragazzi: la borgata si racconta

Si potrebbe definire «La Terrazza» uno spettacolo matrioska che racconta il riscatto di una periferia romana attraverso la cultura e lo fa dal palcoscenico di un neonato spazio teatrale intitolato a Pasolini – il Piccolo di Pietralata – nel cuore di un quartiere che da troppo tempo aveva dimenticato il proprio passato letterario.


È anche una storia che, involontariamente, coglie e sintetizza un aspetto essenziale del dibattito che in questi giorni anima il panorama politico del nostro paese, diviso tra chi fa dell’istruzione un mezzo – sottoposto a standard e criteri di produttività – e chi invece ne fa il proprio obiettivo.

Per Angela, splendida protagonista della vicenda, il sapere è soprattutto una possibilità. È un cammino pericoloso, che non solo non le garantisce un futuro ma rischia addirittura di comprometterle il presente, minando i rapporti umani e persino la stabilità economica, difficilmente conquistata in un contesto di miseria antica e moderno precariato. Eppure la poesia e la letteratura costituiscono per lei una speranza che va oltre la materialità della vita, l’opportunità di guardare il mondo con occhi nuovi e di capirlo per la prima volta.

Inaspettatamente l’arte finisce per svelare i suoi segreti più intimi proprio agli umili, a chi ha imparato dalla dignità del proprio dolore ad affrontare la vita con ottimismo, a godere con entusiasmo anche dei più piccoli dettagli. Senza alcuna retorica «La Terrazza» mette a confronto i figli di due classi sociali contrapposte: il parvenue annoiato e nichilista – sedotto dal fascino del denaro facile e della fuga ribelle – ed il proletariato ingenuo ed infaticabile, vincolato alle proprie responsabilità ed apparentemente prigioniero di piccoli sogni, che si rivelano in realtà molto più romantici ed appassionati dei grandi ideali disfattisti. Le loro diversità, tuttavia, si rivelano superficiali, maschere differenti per identiche debolezze che, in un caso o nell’altro, trovano riparo solo nel calore e nella comprensione materna.

Con pochi, essenziali oggetti la scalcinata terrazza romana si concretizza sul palcoscenico in maniera realistica e suggestiva come un privilegiato punto di osservazione sulla città e come cornice di un microcosmo ricco di emozioni e sentimenti, commoventi soprattutto perché espressi attraverso un dialetto pulito, più vicino al popolo che alla borgata. Ad animarlo, infatti, è una pleiade di personaggi puri, intrisi di una romanità perduta, eppure ancora capace di rivelarsi anche attraverso il gergo e gli status symbol delle nuove generazioni.

Pur essendo assolutamente scorrevole e divertente, il testo si presenta come un magma di emozioni toccanti e contenuti profondi a cui dedicare un momento di riflessione. La Compagnia Le Onde propone una recitazione vivida ed impeccabile grazie ad un cast di bravissimi attori – Laura Antonimi, Daniele Turina, Gabriella Casali, Cristina Galardini e Gaia Piras – che raggiunge punte di eccellenza con l’interpretazione di Giovanni Bussi, nel ruolo di Matteo. Merita, ovviamente, un riconoscimento speciale il lavoro di Melania Fiore, non solo brillante attrice nei panni di Angela, ma anche regista ed autrice dell’intelligente testo e dei raffinati brani jazz che lo accompagnano.

Lo spettacolo – promosso dall’AISM, Associazione Sclerosi Multipla della provincia di Roma con il patrocinio del V Municipio – approda al Teatro Pasolini dal 17 al 19 e poi dal 24 al 26 ottobre dopo il fortunato debutto presso le Scuderie Aldobrandini di Frascati davanti a 180 studenti del Liceo Classico Cicerone. Noi ci auguriamo di rivederlo prestissimo in scena.

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