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Benvenuti nel futuro…

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Al di là dei recenti e noti eventi che hanno avuto notevoli ripercussioni sull’immagine internazionale dell’Italia, tradizionalmente il nostro Paese è noto nel mondo per cultura e creatività, concetti sintetizzati generalmente con il termine “made in Italy”. Quando si pensa al made in Italy, però, difficilmente si scomoda anche il concetto di innovazione, visto che il pensiero vola subito verso prodotti di eccellenza legati al mondo della moda o dell’eno-gastronomia.

Ma il made in Italy, nonostante l’annoso problema della fuga dei cervelli, non è soltanto questo e la II edizione dell’Innovation Circus (dove Circus è una acronimo per Challenge and Illuminate Regional Creators and Unfold Societal Strength) vuole dimostrarlo. L’ evento infatti ha riproposto al grande pubblico un’anteprima del nostro domani, del domani che ci aspetta, come recita il sottotitolo di questa manifestazione, richiamando l’attenzione sull’importanza del cambiamento quale chiave della nostra evoluzione e focalizzandosi soprattutto sui ritrovati scientifici e sulle tecnologie dell’industria italiana disponibili nelle università, nei centri di ricerca e nelle imprese del nostro Paese.

L’evento fu organizzato per la prima volta nel 2007 all’interno del progetto europeo Pro Inno Europe supportato dalla Commissione Europea e si è replicato anche quest’anno, nel cuore di Milano, dal 4 al 12 ottobre 2008. La manifestazione è stata articolata come una non stop di innovazione tecnologica, con un programma denso di eventi: in luoghi nevralgici del capoluogo lombardo ricercatori, imprenditori, artisti, creativi, inventori ed esperti hanno spiegato alla gente comune prototipi, innovazioni e prodotti che si candidano a entrare sul mercato per diventare, a breve, di uso comune.

Alcuni esempi? Si va dal gelato all’azoto ossia un nuovo procedimento di produzione che usa l’azoto liquido per preparare un gelato di qualità e genuinità superiore a quello tradizionale, al bracciale misura calorie Armband capace di monitorare la spesa energetica totale del soggetto che lo indossa e di misurare e derivare da questo dato altri parametri metabolici. Senza però dimenticare anche l’attenzione ai nuovi sport “tecnologici” come il geocaching, definito dagli appassionati come la caccia al tesoro del nuovo millennio e che consiste, in soldoni, nel cercare dei tesori (cache) grazie ad un navigatore GPS.

Ma l’ Innovation Circus non è stata solo una sorta di SMAU in salsa italiana: infatti il programma della manifestazione è stato ricco e articolato, caratterizzato non solo da dimostrazioni, ma anche da dibattiti tematici su alimentazione, ambiente, architettura, impresa e nuovi modelli di business dettati dalle innovazioni, comunicazione; laboratori per i ragazzi delle scuole medie e superiori dove vengono spiegate e provate le novità dal mondo della ricerca; eventi come una particolare visita al Teatro Piccolo, caratterizzata dall’esplorazione di tutto quello che avviene dietro le quinte, grazie alla quale è possibile capire meglio il funzionamento della macchina teatrale; spettacoli come il concerto in silenzio, ossia un concerto eseguito con l’intera gamma dei nuovi archi elettrici della Yamaha, udibile solo da un pubblico ristretto dotato di cuffie wireless.

Ma il merito principale di questa manifestazione è stato, a mio avviso, quello di esser riuscita a far collaborare per 9 giorni il mondo imprenditoriale, quello della ricerca e il sistema pubblico, grazie al coinvolgimento attivo, nelle varie attività previste dal programma, di università e centri di ricerca, istituzioni, imprese, associazioni imprenditoriali e non, fondazioni e altri enti che a vario titolo sono coinvolte nella filiera dell’innovazione.
Da questo punto di vista è indubbio che in un Paese come l’Italia, noto da sempre per il suo spiccato campanilismo e la difficoltà cronica a far sistema, iniziative come l’ Innovation Circus, volte anche a favorire la collaborazione tra realtà diverse tra loro, non possono che esser valutate positivamente.

Soprattutto se sono organizzate in un contesto come quello milanese che si appresta, nei prossimi anni, a dover affrontare la difficile sfida dell’Expo 2015: in prospettiva, appare dunque evidente che a Milano (e dintorni) più che mai è necessario imparare a fare sistema quanto prima, se non si vuol rischiare qualche brutta figura di proporzioni mondiali.

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