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QuintoRigo @ Sapienza in Musica

[MUSICA]

“Ma dàaai, tanto che hanno un sound corposo e ricco e spiazzante lo sappiamo, ora potrebbero anche rilassarsi e fare tutti pezzi ballabili per marionette, stile Tanz Bambolina”.
“La pianti di fare il cazzaro? Se ti sente Valentino Bianchi, ti fa il ripieno per le orecchie, con il suo sax, e poi te le annoda.
Ricordati piuttosto che i generi musicali ufficialmente non esistono, quindi vedrai che dopo l’intermezzo orientaleggiante di metà concerto ed il brano estratto dal loro tributo a Charlie Mingus, i QuintoRigo ti sfotteranno eseguendo un gangsta rap”.
“Ma falla finita!”, replicò l’amico all’altro spettatore.

E infatti il concerto sul “pratone” della Sapienza, la notte dello scorso lunedì 21 luglio 2008, si è svolto regolarmente senza sorprese che non fossero quelle che sgorgano dal celebre quintetto, e che continuano a stupire. Un dj si è appropriato della scena (facendo ballare chi ne aveva voglia) solo dopo che i QuintoRigo l’avevano abbandonata tra gli applausi. Durante il concerto si sono snodate strutture espressioniste di una forma jazz seghettata da un ritmo ed una gestualità a tratti marziali; l’immaginazione, tuttavia, snodata nei vocalizzi di Luisa Cottafavi, appare liberata dalle catene della paura e della legge, tanto da fondersi con la visione sonora del gruppo e dei suoi attenti ascoltatori, e sospingere l’attacco del minuscolo gommone di Greenpeace alla gigantesca baleniera (sequenza documentaria mostrata sullo schermo alle spalle dei musicisti) mentre lo commenta con idealistica partecipazione emotiva. I momenti “informali” di questa band sono infatti espressione di un esasperato soggettivismo che libera le energie sommerse facen-done uno spettacolo vitalistico e corroborante. La libertà di contaminazione degli artisti stimola il simmetrico appetito intellettuale degli ascoltatori, che seguono e ricompongono la tessitura sonora, a bella posta frammentata in momenti d’assieme e assoli virtuosistici. Il violino accumula zigzaganti ma dolci isterie nell’animo in sommossa, il contrabbasso assesta ai brani una cadenza esasperata, furbastra o notturna, il sax si inerpica tra i mille involucri dell’ego ammannendogli le-zioncine di spiegazzamento, mentre la voce dà uno sfogo umano ma spesso elicoidale a quel magma di emozioni contorte.

“E che diamine, detto così, sembra l’Università stessa!”
“Sì, ma non solo perché hanno tentato di portare un “Rospo” a pochi passi dalla Minerva; direi invece che queste loro performances servono a dimostrare che l’accademismo, se forzato oltre i suoi limiti, può produrre uno sballo storto che completa l’ansia con una raffinata catarsi.”
“Ma sù, non radicalizzare, ci sono anche brani morbidi, nel loro repertorio!”
“Vabbè, ma starlo a sottolineare è sleale. Non potevi pensare che i QuintoRigo sottovalutassero l’esigenza di leggerezza e la estensione universale di moti commotivi dello spirito. Sono sicuro che di fronte a loro non oseresti affermare che la loro poesia non raggiunge i cuori degli accalap-piacani del Nebraska!”
“Anche perchè non è vero”.

Infatti, la cover del brano Redemption song di Bob Marley è risultata uno dei momenti più toccanti della serata, come anche è stata colta con compiaciuta ammirazione da parte del pubblico la vena di malinconia e di calcolata svenevolezza ironica che ha portato la bravissima Luisa Cottafavi a cantare che “…l’ironia non ci perde mai di vista; come una pioggia estiva ci guarda naufragare…”; e naufragar ci é dolce in questo mare di note, ci verrebbe da soggiungere. Seguiva un sublime assolo di sax, quasi un’avvisaglia gli quel tormento crativo e “bestiale” che s’affaccia sulla scena col brano successivo e che è condito da un saporito contorno di gorgoglii e sfrigolli di archi, sperimentalismo trionfante e coinvolgente nella sua eccentricità.

Il grande Valentino Bianchi in uno dei suoi rituali intermezzi parlati, ha dichiarato che corre voce che i QuintoRigo siano stati pilotati a forza verso le platee universitarie in considerazione dello spessore di questa musica; il tono era assolutamente ironico, niente affatto autocelebrativo, come può immaginare facilmente chi conosce il portavoce del gruppo, cionondimeno ci sentiamo di confermare che queste composizioni musicali sono composte ed eseguite da personaggi che, senza essere neurochirurghi e astrofisici, eppure ci scaldano il cranio e ci spediscono tra le stelle. E se i QuintoRigo dicono, sempre per bocca di Valentino, che è una responsabilità suonare alla Sapienza davanti a quelli che in fondo si sa che sono tutti fricchettoni, è d’obbligo raccogliere il loro augurio “che tutto nel mondo proceda bene e che gli esami vi vadano di culo” estendendo l’augurio anche a loro, nella speranza che vi sia sempre più spazio e spazi istituzionali per la musica “di ricerca” e per i ricercati “ricercatori” della Musica!

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