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Sergio Caputo “Disperatamente solo”

Com’è nata in Sergio Caputo l’esigenza di scrivere un libro dopo 11 album di canzoni?
Intanto era un’aspirazione che avevo io a livello personale, ma poi c’erano da diversi anni pressioni e consigli di fans, estimatori che mi spingevano a esprimermi su uno spazio di più ampio respiro rispetto a quello della canzone.
La canzone, per sua natura, è qualcosa dal tempo limitato, sintetico e ripetitivo per sua forma.

È capitato lo scorso anno che ho scritto la prefazione di un libro per l’amico Dario Cassini che usciva per la Mondadori e a questo punto la casa editrice, che l’ha gradita molto, mi ha chiesto se avessi voluto scrivere un libro io stesso e così è nata la faccenda. Dopodiché ci sono state molte coincidenze strane che mi hanno portato a parlare di Keats e dei poeti romantici inglesi e del loro rapporto con Roma e poi questi flashback di memorie del protagonista, Max, che mi somiglia molto. Il personaggio si trova intrappolato nella città dov’era nato ma dalla quale era andato via.  

In questo senso è senza dubbio possibile defire Disperatamente (e in ritardo cane) come un romanzo autobiografico. Grazie all’espediente della perdita di un passaporto ti ritrovi, nel libro, nuovamente a contatto con Roma.
Certo. Poi, dopo, aver creato questo personaggio, mi sono adattato a inseguirlo attraverso le sue vicissitudini anche se sulla fiction della storia, sulla trama inventata, si innestano spesso memorie, aneddoti, riflessioni, flashback che mi appartengono al cento per cento. Quindi quelli che già mi seguono mi ritroveranno moltissimo in questo personaggio mentre quelli che non mi conoscono impareranno a conoscermi un po’ meglio anche attraverso lui.

Come ti sei trovato nel nuovissimo ruolo di romanziere? Ti sei trovato a tuo agio?
In realtà scrivevo in una sorta di trance anche perché scrivevo a tarda notte e mi lasciavo portare dagli eventi della storia, come un osservatore che fosse stato incaricato di pedinare e di filmare in un reality show il protagonista. Le cose, poi, sono andate da sole.

Il problema della perdita del passaporto è un tuo incubo reale o solo un escamotage letterario?
Ma in realtà non si capisce, alla fine, se il passaporto Max l’abbia perso veramente o abbia lui stesso trovato un metodo per non partire. Ma non vorrei svelare troppo.

Com’è, ad oggi, il rapporto con la tua città natale, Roma?
È un rapporto che sto riscoprendo proprio ora che sto in California e che non ho più una casa in Italia o un posto che possa chiamare “casa”. E nel tornare, sia pure soltanto per lavoro, cerco di ritagliarmi del tempo per visitare la città, rivivere posti da cui manco da parecchio tempo.

Cosa che ricapiterà dal 1 al 20 luglio, giorni che ti rivedranno “italiano” per un tour di concerti dal vivo…
Sarà un piacere. Mi piace molto il clima estivo italiano, per cui non vedo l’ora di tornare. Mi piace molto il sole, sono una persona solare, mi piace stare a contatto con la natura, all’aria aperta, ecc. ecc. Quindi per me l’estate è la dimensione migliore.

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