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Manuel Gordiani e la sua visione N(D)ella rete

Per questa puntata tutta dedicata al nuovo che avanza e che ben avanza nella rete ho pensato che sarebbe stato meglio scegliere al posto delle parole di artisti già famosi, quelle di un artista emergente che peraltro, da poco ha pensato a come cambiare drasticamente il suo rapporto con la musica, passando proprio dal web. Lui è Manuel Gordiani, cantautore che non vuol essere chiamato cantautore, polistrumentista, uomo dotato di grande profondità nonché di una voce davvero stupenda. Tanto per parlare di curriculum è stato secondo classificato al Premio De André 2003 e ha vinto Ritmi Globali Europei nel 2006, ma soprattutto ha un’importante gavetta alle spalle, fatta di tanti anni nei locali. Dopo aver collaborato per un periodo con la sua straordinaria vocalità ne ho perso qualche traccia artistica. Dopo ancora me lo ritrovo che non voleva fare più il cantautore e ancora in seguito con l’idea di trasformare quasi se stesso da analogico a digitale. Parlare con lui oggi è come trovare un artista quando ha finalmente trovato la SUA chiave, direi la sua nuova casa.
Volevo, dunque, darvi modo, se non di ascoltare, quantomeno di leggere le sue nuove parole. Per il resto, recatevi su www.manuelgordiani.it

Dunque Manuel, innanzitutto ricapitoliamo le tue tappe. Come hai iniziato e cosa ti ha portato prima a fare il cantautore e poi a sentire che si potesse allargare quest’idea musicale?
Che brutta parola, cantautore… abusé et desabusé, e quel che è peggio il più delle volte titolo malassegnato. La parola cantautore dovrebbe definire un cantante che è anche autore della parte letteraria della canzone che canta, insomma dovrebbe indicare uno che selasuona selacanta e selascrive pure. Ma ahimè spesso non è così… quante volte hai sentito definire Lucio Battisti un cantautore? Mah! Troppe certamente, e siccome caro Piji scherzosamente, ed a rischio della tua stessa incolumità fisica, continui ad usare la parola cantautore per parlare di me, ti dirò che essendo le parole molto difficili da usare e molto importanti da dire sarà bene comunicare e giustificare la mia esistenza in altri termini. Ho cominciato a scriverecantaresuonare le canzoni, come tutti gli esseri umani, cioè per scherzo; ci divertivamo col mio amico Spizzy a riscrivere i soli testi di brani famosi, e prendere per i fondelli (canzonare per l’appunto) un comune amichetto di cui per decenza non riferirò il nome ma solo il nickname (GianCazzi). Erano i tempi in cui la Roma calcistica festeggiava il suo secondo scudetto, o se preferisci i tempi in cui Riccardo Fogli cantava “Storie di Tutti i Giorni”, o ancora i tempi del Commodore 64; ti sorprenderai, o forse no, ma riuscivo a fare musica con quel computer che per dare un idea ai meno informati è stato il primo home computer con sintetizzatore musicale incorporato, un giocattolo in confronto ai nostri pc. Comunque in pratica ho sempre fatto musica con i computer, e le canzoni sono il frutto di due cose: prima di tutto, in Italia il movimento musicale più interessante dei tempi che ho vissuto è stato proprio quello dei cantautori; inoltre essendo io un tipo curioso, ho avuto una certa facilità a provare ogni tipo di strumento musicale che mi capitasse tra le mani, piuttosto che approfondirne uno; ragion per cui è stato più facile strimpellare qualche accordo piuttosto che approfondire complicatissimi ed esclusivi studi accademici che facessero di me un buon strumentista. Poi però come lo studio di qualsiasi strumento (che comunque riprendo ogni qual volta mi sento poco inspirato nel creare) mi sono venute a noia anche le canzoni e così ho cominciato ad interessarmi della composizione nelle diverse forme che mi hanno più stuzzicato.
Oggi non scrivo più canzoni, oggi noncanto per così dire; mi interessa di più la musica astratta, vale a dire che mi interessa di più il suono che la composizione fine a se stessa, e mi sono reso conto di una verità che per comodità ho negato fin’ora: le parole delle canzoni non le ascolta quasi nessuno. Con questo non voglio dire che non siano importanti, ma più precisamente che è il suono di certe parole, in certi momenti della canzone, ad affascinare e rapire l’ascoltatore. È inutile colleghi feticisti di Bob Dylan, le cose stanno proprio così, fatevene una ragione: i tempi sono cambiati, non abbiamo più tempo ne voglia di ascoltare e sforzarci di capire lunghi poetici sermoni, abbiamo voglia di suoni, di atmosfere, di fascinazione.

Ma veniamo alla cosa principale. Cosa vedi oggi per la musica nella rete?
Mah, che vuol dire musica nella rete? Sarebbe come parlare della musica brasiliana… hai presente amico Piji quanto sia grande il Brasile? Non crederesti mica di poter ridurre il discorso al samba e al bossanova? No dovremmo parlare di tutte le etnie di un paese enorme, grande più dell’Europa intera, e dall’Europa intera (oltre che dal’Africa e dagli Stati Uniti)colonizzato e contaminato. Ed al confronto del World Wide Web, il Brasile tutto si riduce ad un quartierino periferico di un mondo complicatissimo ed in piena evoluzione. Hai un idea di quanto possa essere grande la rete? Beh io no, ma ti posso dire che nella rete come nella vita reale, convivono milioni di realtà musicale che si esprimono si contaminano continuamente sfuggendo ad ogni possibile controllo “demografico”; c’è tutta la musica possibile nella rete ed anche per fortuna quella impossibile.
Dunque it depends, depende: internet è una tecnologia a disposizione di tutti, e quello che ne puoi ottenere dipende dal modo in cui la usi. Internet però è soprattutto un media, ed è più mass di tutti i mass-media fin qui conosciuti, con la particolarità che non ti chiude mai le porte in faccia; ma di questo mi sembra che in pochi si siano accorti.

E come possiamo usare il web in una maniera diciamo così creativa?
A dire il vero non avrei saputo risponderti fino a pochi mesi fa quando il caso ha voluto che mi imbattessi in un personaggio straordinario, un vero maestro di arte nel web oltrechè un magnifico artista che ha fatto del web ormai la sua casa e il suo teatro. Era una mattina di sole quando mi accorgo di un cagnolino piuttosto affettuoso, che sta li a giocare con il mio cane nel parco da una mezz’ora buona.
Quando decido di tornare a casa il cagnolino ci segue passo passo, non c’è verso di farlo tornare indietro, e nonostante il collare e la medaglietta non c’è modo di rintracciare il padrone.
Va da se che me lo porto a casa, ma alcuni giorni dopo, quando ritorno al parco, mi accorgo che affissi sugli alberi ci sono i classici volantini tipo: smarrito cane di piccole dimensioni ecc.ecc.
Devo dire che mi aspettavo sicuramente di trovare un avviso del genere, quello che non avrei mai immaginato era di trovare oltre al numero telefonico, un indirizzo mail ed un indirizzo di posta finlandese… E’ così che ho conosciuto Emmanuel Bjorkstrand, riportandogli il cane, o meglio custodendogli il cane (Unidrid) fino al suo ritorno in Italia che avvenne comunque pochi giorni dopo.
Feci così la conoscenza di questo stravagante musicista scandinavo, che ad un certo punto della sua carriera, decide di togliersi dalla scena e di divenire esclusivamente un artista web.
Naturalmente la storia del cane ci ha uniti subito in grande simpatia, e questo ha fatto si che Bjorkstrand mi parlasse del suo progetto artistico, di come sia arrivato a concepirlo, dell’interesse perduto per i concerti dal vivo, per i dischi, e di come il web lo abbia completamente rapito, al punto di decidere di sparirvi dentro.

 Una sorta di Lars Von Trier della musica? Una sorta di Dogma? E come pensi di fare tesoro delle sue intuizioni?
Non so, Von Trier per me è un ottimo regista, soprattutto molto creativo e coraggioso nelle scelte; in questo senso si, Bjorkstrand può essere in qualche modo riconducibile a Von Trier.. Credo però che il progetto HOME ZERO di Bjorkstrand abbia qualcosa di unico: HOME ZERO (che sarà online fra breve) è una visione non visione del futuro (vedi www.emmanuelbjorkstrand.net), è soprattutto un progetto enorme nelle sue sfaccettature immaginabili, seppure incredibilmente semplice nella sua attuazione. Io personalmente vi ho aderito con entusiasmo anzi mi sono sentito onorato quando Emmanuel mi ha proposto di farne parte; quale potrà essere il mio contributo in quest’opera non è lecito saperlo ora, ma certamente HOME ZERO farà parlare e molto nel “futuro presente”

…Vuoi allora parlarci un po di questo Bjorkstrand e del progetto HOME ZERO?
Parlare di Emmanuel è una cosa assai sconveniente dal momento che egli stesso ha deciso di esistere solo sul web, di esistere in pratica tra le stringhe ed i codici di questo sconfinato universo; è una scelta strana ma è la sua scelta e come tale va rispettata. Posso dirti solo che Emmanuel Bjorkstrand è uno di quei personaggi un po’ letterari che emanano un energia coinvolgente e quasi metafisica, è un uomo estremamente affascinante, credibile e persuasivo, pur non essendo affatto un personaggio; è in poche parole un uomo di grande intelligenza, e per me è divenuto in brevissimo tempo un maestro, il maestro che cercavo nel nulla reale e che improvvisamente si è materializzato sotto forma di cagnolino.
Per quanto riguarda HOME ZERO, si tratta di un progetto web dal duplice aspetto: HOME ZERO è una comunità di artisti che hanno deciso di promuovere la propria opera attraverso il copyleft (vedi www.copyleft-italia.it); questi artisti fanno capo ad una web radio\tv la cui programmazione sarà imperniata sul lavoro di quegli stessi artisti, oltre naturalmente sullo sviluppo di una serie di progeti specifici di cui però non intendo far menzione ora.

Continuerai, ad ogni modo, a fare live o diventerai il Bjorkstrand italiano?
Più che altro dovresti chiedermi se tornerò a fare live, visto che sono due anni che non salgo sul palco (e che non ricevo un applauso). Il fatto è che, come diceva Vinicius deMoraes, “la vita è l’arte dell’incontro”, il che significa a mio modo di vedere, che le scelte nella vita sono dettate più che altro dalla casualità di incontrare le persone giuste al momento giusto. Per cui, anche se la mia scelta di non fare live è stata dettata in questi due anni più che altro dalle pessime strutture che abbiamo a Roma (eccezion fatta per un paio di locali), aver incontrato E B proprio in questo periodo mi fa pensare che difficilmente nel futuro presente ci ripenserò.

Il Bjorkstrand italiano poi esiste già, perche Emmanuel è artista del mondo, e come tale è anche a pieno titolo un artista Italiano.

Dalla Rubrica PER QUEL CHE VALE a cura di PijiPiji, IntervistaPrincipale, Manuel Gordiani, martelive, martemagazine, rete sociale

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