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Tate Modern: il gigante londinese dell’arte moderna.

[ARTI VIVISE]

Ha una base larga 200 metri e una ciminiera che si estende verso l’alto per poco meno di 100. 4 milioni di persone visitano annualmente le sue immense sale. Lo spazio espositivo complessivo raggiunge presumibilmente gli 11.000 mq. Ospita la Turbine Hall, una delle “anticamere” più ampie del mondo, che raggiunge il livello di una palazzo di 7 piani.
Stiamo parlando di uno dei maggiori colossi dell’arte moderna internazionale, l’edificio che riempie d’orgoglio l’anima più colta e creativa del popolo londinese: la Tate Modern Gallery (www.tate.org.uk).


Esteticamente si presenta come un enorme parallelepipedo sormontato da una torre smisurata, che con occhio vigile e solenne si rivolge al Tamigi e a tutto il resto della metropoli. Per la sua grandezza e maestosità sembra quasi ammonire e mettere all’erta i fiumi di visitatori che quotidianamente attraversano il Millennium Bridge, celebre ponte d’acciaio semisospeso che collega St. Paul’s Cathedral all’altra sponda del fiume. 

L’affascinante storia dell’edificio ha inizio negli anni ‘40, quando l’architetto Giles Gilbert Scott inizia ad ideare e concepire quella che sarebbe poi diventata la centrale termoelettrica della zona di Bankside. La sua funzione prettamente industriale ha fine però nel 1981, principalmente a causa dell’aumento del prezzo del petrolio.
È solo a metà degli anni ’90, però, che si inizia a pensare ad un recupero della costruzione per scopi culturali ed ecco quindi l’azzeccata entrata in gioco del complesso museale Tate del Regno Unito, che affida ad un famoso studio di architetti svizzeri la riconversione dell’edificio. Il 12 maggio del 2000 la Tate Modern spalanca le sue porte trasparenti al pubblico, arricchendo ancora di più il patrimonio artistico di Londra.
Oggi la Tate è un enorme contenitore per l’arte moderna e contemporanea che ospita al suo interno le opere degli artisti che tutti noi abbiamo ammirato sulle pagine patinate dei libri di storia dell’arte: Cèzanne, Dalì, De Chirico, Klee, Magritte, Ricasso, Pollock, Van Gogh, Warhol, Kandinsky, sono solo alcuni tra i nomi di spicco presenti all’interno delle gallerie.

A parole è molto difficile descrivere il viaggio culturale nei labirinti tematici della Tate, sono troppi i particolari che lasciano senza fiato, troppe le atmosfere che rapiscono i sensi. Ci basti pensare che le opere non vengono presentate in ordine cronologico ma il comitato scientifico ha deciso di riunirle all’interno di 4 gruppi tematici essenziali: Storia/memoria/società – Nudo/Azione/Corpo – Paesaggio/materia/ambiente – Natura Morta/Oggetti/Vita Reale. L’intento è quello di rivelare nessi e collegamenti “insoliti”, per così dire, tra le varie opere, unendo all’organizzazione tematica particolari modalità di allestimento dinamiche. In un’unica sala è facile quindi trovarsi davanti ad opere riferibili a correnti, aree geografiche e perfino epoche diverse. E così l’orinatoio di Duchamp si trova a convivere con opere molto meno concettuali, ma magari affini per altre (numerosissime e indefinibili) motivazioni.

E questa è la vera particolarità della Tate: rendere protagonista il visitatore, che assume così un ruolo di interprete attivo dell’arte moderna. Fuori da rigidi steccati e categorizzazioni di genere, lo spettacolo dell’arte può essere gustato nella maniera più genuina, senza giudizi preesistenti né logiche artificiali.
Il consiglio è quello di fare una lunga passeggiata mattutina per la City, arrivare a St. Paul e attraversare il Millennium Bridge fino alla Tate. E se non volete abbandonare l’atmosfera “industrial” che percorre insistentemente le sponde del Tamigi, vi consiglio di cenare da Nando’s, un altro edificio “recuperato” che ha visto nuova luce sottoforma di ristorante portoghese.

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