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Presi per Caso, artisti per vocazione

Una compagnia di detenuti, ex- detenuti e non- detenuti che fanno teatro e rock raccontando storie che parlano di carcere. Ne parlano col sorriso, perché secondo loro “ridendo si riflette meglio”. Hanno creato un modo diverso di fare musica partecipando al MArteLive 2007 sia nel settore Musica che nel settore Teatro, portando proprio la teatralità sulla scena musicale e la musicalità sulla scena teatrale. Sono i Presi per Caso, sentiamo cosa hanno da dirci loro…


Una rock band nata nel 1997 all’interno del carcere di Rebibbia che poi è diventata, fuori dalle mura carcerarie un veicolo per far conoscere una realtà sconosciuta al “mondo di fuori”…come è nato il vostro progetto artistico?
Il nostro progetto nasce dentro le mura come nostra reazione al degrado, all’inerzia, alla passività della pena carceraria che, all’epoca, stavamo espiando. Abbiamo reclamato alla direzione del carcere la possibilità di essere un minimo creativi anche per non sprofondare nell’apatia totale. Dopo un po’ di tira e molla, ci è stata data una sala (una cella in disuso), e l’autorizzazione a portare amplificatori e strumenti. Da lì è partito tutto.

Ora, qual è la vostra missione?
Provare a far comprendere, attraverso la musica, il teatro, l’arte, che tra la realtà di “fuori” e quella di “dentro” un dialogo è possibile. Oggi le due realtà sono tenute debitamente e vicendevolmente separate e isolate. Nel mezzo ci sono tante chiacchiere e cattiva informazione. Se vogliamo tentare di risolvere i problemi sociali, come per esempio la reiterazione dei reati, l’emarginazione, è necessario che questi due emisferi dialoghino “da vicino”, per comprendersi.

All’attivo avete già: 2 musical “carcerari” (Radiobugliolo e Delinquenti) scritti e messi in scena da voi, due CD (il primo prodotto da Papillon, il secondo da DemoRai/Goodfellas), numerosi concerti, un videoclip…ma il progetto artistico dei Presi per Caso è anche molto di più. Secondo voi che tipo di contaminazione c’è tra musica e teatro e quanto influisce sul vostro lavoro? Quanto si diventa teatranti quando si racconta, in musica?
A noi interessa essenzialmente comunicare. Comunicare la nostra realtà, per poter aprire un piccolo varco tra dentro e fuori. L’arte è, in assoluto, il miglior gioco comunicativo esistente per far questo. Se dialoghi solo con le parole, con la fredda ragione, con gli argomenti, il tutto si traduce in un modo egoistico, chiuso, di voler vedere accettata la propria posizione. Al contrario, la musica, la gag, il “gioco” teatrale diventano una sorta di veicolo comunicativo più immediato, aperto, davvero capace di fare incontrare le persone, di renderle più vicine e attente. Favorisce, insomma, la comprensione.

E negli spettacoli?
Noi abbiamo avuto il merito di trasformare situazioni tragiche, squallide, di miseria, situazioni ordinarie dentro un carcere, in un’esplosione di gag e di ilarità che, però, fanno davvero passare il messaggio. Canzoni come Cristo Gospel, Tottì, Se fossi ‘n guirty, La macchina del capo hanno un contenuto tragicissimo, esibiscono problemi terribili della condizione carceraria, eppure fanno sbellicare dalle risate. Si fanno accogliere benevolmente. Piacciono. Lo spettatore tende a rimuovere ogni problema dell’altro. Pensa che non gli appartengano. Che ne sia distante. Se lo fai ridere, ne viene sicuramente più coinvolto.

L’arte è comunicare qualcosa di sé e della propria esperienza agli altri: il vostro passato ha influito sul giudizio del pubblico? E sul vostro personale rapporto con l’arte?
I primi pienoni di pubblico li abbiamo ottenuti in teatro nel 2004 con lo spettacolo Radiobugliolo. La prima cosa che abbiamo portato all’esterno. Siamo convinti che, all’inizio, l’attenzione nei nostri confronti fosse di tipo morboso. Il pubblico veniva a vedere i detenuti, le loro facce. Cercavano di sviscerarne il passato. Invece, poco dopo, hanno capito che questo gruppo faceva arte, aveva idee, era capace di comunicare, coinvolgeva. Hanno cominciato a entusiasmarsi con le nostre scene, le nostre canzoni. Un grosso giornale in quei giorni scrisse: “E’ la compagnia teatrale e musicale più credibile del mondo”.

Per il 2008 cosa state preparando?
Un musical, Recidivo Recital che sarà in scena dal 6 al 18 Maggio al Teatro7 di Roma. In questi giorni stiamo cominciando le prove sia teatrali che musicali…è uno spettacolo davvero divertente! Dovremmo, a breve, riprendere anche i nostri concerti e, per il nuovo anno, vorremmo anche confezionare qualche iniziativa sociale di spessore. Ce la metteremo tutta…

Dove vogliono arrivare i Presi Per Caso nel futuro?
A livello un po’ utopistico l’obiettivo è questo: un tizio fra trent’anni ritrova una nostra canzone (Scacchi ner cielo o Cristo Gospel), l’ascolta un paio di volte e, fra sè, dice: ma questi…di cosa stavano parlando? Il carcere?! Cos’è?
Nell’immediato, non ti nascondiamo, invece, che ci piacerebbe da matti poter fare l’esperienza del 1 Maggio a San Giovanni. Sarebbe un bel messaggio poterci essere. Oggi il lavoro è ciò che potrebbe permettere a tanti detenuti di rifiutare la devianza e reinserirsi con più positività nel consorzio sociale.

Un pensiero per i lettori di MarteMagazine…
Cento pensieri…tutti di buon auspicio!

Grazie ai Presi per Caso!

(Per informazioni, www.presipercaso.it)

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