Ardecore: un anno da ricordare
Poco tempo fa vi abbiamo raccontato il Premio Tenco e questa settimana, reduci da un week end romagnolo di musica e piadine, ci soffermiamo giustamente sull’edizione 2007 MEI, il Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza. Degni rappresentanti di entrambe le esperienze artistiche sono gli Ardecore, gruppo che in quest’ultimo anno, con il secondo album “Chimera”, è riuscito ad ottenere grande riscontro all’interno del panorama musicale italiano.
Abbiamo intervistato brevemente il cantautore blues Giampaolo Felici, direttore artistico del progetto Ardecore, nonché voce e chitarra del gruppo, per approfondire che significato può avere oggi partecipare a manifestazioni importanti come il Tenco e il MEI.
Partiamo dal vostro ultimo album, “Chimera”, lavoro che vi consentito di ottenere due importanti premi e grande successo in termini di critica e pubblico. Da quali riflessioni nasce e in cosa si differenzia rispetto all’album d’esordio?
“Chimera” può essere considerato come una sorta di continuazione logica del primo album omonimo, ma a differenza di questo propone non solo reinterpretazioni di vecchi brani della tradizione musicale italiana e romanesca e lavori dei cantanti italiani dei primi del 900, ma anche canzoni originali. L’album inoltre è caratterizzato dalla ricerca di nuove sonorità e dall’attenzione nei confronti di numerosi generi contemporanei come il blues, il jazz o il country. Quindi ci siamo in parte allontanati dalla tradizione folk per esplorare nuovi territori e sperimentare altre contaminazioni.
Il 2007 è stato un anno fortunato per gli Ardecore: con “Chimera” avete ricevuto il premio Luigi Tenco per la migliore opera prima del 2007 e poi vi abbiamo visto al MEI di Faenza. A quali considerazioni porta questo successo?
Il premio Tenco e il riconoscimento del Mei arrivano dimostrazione del grande lavoro di innovazione che sta dietro “Chimera”. Il fatto di aver puntato su brani originali ci ha consentito di ricevere il premio Luigi Tenco per la migliore opera prima del 2007 e questa per noi è una grande novità in quanto è la prima volta che incidiamo e portiamo in scena brani originali. Per quanto riguarda la presenza al MEI, con il premio Loano, penso che si tratti semplicemente di una conferma del riconoscimento ricevuto poco prima con il Tenco. Il MEI in fin dei conti è semplicemente una fiera, un grande incontro di appassionati, all’interno del quale risulta molto difficile capire in che modo si muovono le etichette e la discografia in italia.
Quindi allo stato attuale è molto difficile parlare di “musica indipendente”… Il MEI come grande contenitore, che ospita un po’ tutti, da quest’anno anche la musica pop: in che senso possiamo continuare a differenziare musica indipendente e musica non indipendente?
La musica indipendente c’è e possiamo riconoscerla. Fiere come il MEI esistono, ed è bene che esistano, ma come dicevo prima non è un contesto capace di restituire appieno il fermento musicale nazionale. Nel nostro caso ha sicuramente più valore un premio come il Tenco, un riconoscimento che testimonia una crescita artistica e che valorizza un percorso di innovazione.
Classica domanda finale: progetti futuri e aspettative.
Per adesso mi viene molto difficile pensare al futuro: il disco è uscito pochissimo tempo fa e stiamo ancora smaltendo l’emozione dei premi ricevuti, quindi quello che faremo nell’immediato sarà suonare i pezzi del disco nei nostri live. Ancora non riusciamo a pensare al prossimo album, per ora ci concentriamo sui brani di “Chimera” presentandoli ai concerti. La prossima data importante sarà al Viper Club di Firenze il 7 dicembre.