Secondo una mia amica di qualche tempo fa che fingeva alterazioni maniacal-erotiche per darsi una patina di artisticità, Pimp my art potrebbe essere la richiesta di chi vuole che la Pimpa metta il suo zampino in espressioni artistiche di incerta natura, per farle a pois rossi.
Popmatica, non dovevo dirlo io, ma già a fine 2009 li avevo trovati ad un livello in cui potevano anche “fare tutto, farlo male” (“Meglio sbagliare”) perché una volta accorciati tutti i loro incisi in modo da non farli arrivare ai quaranta secondi, avevano ottenuto che tali incisi crunchati arrivassero al cervello e al cuore entro i primi due.
Annalisa Pompeo, arpeggiando uno ad uno i cerchi concentrici tracciati nell’acqua d’uno stagno dalla caduta di un sasso lanciato da un hippy immerso nell’autoipnosi, rintraccia i singoli sussulti del fato derivati dai rimbalzi sul pelo dell’acqua di quel sasso, “Nudo spettro del silenzio”.
Being Ernest è un progetto che non acquisisce “importance” solo nella bibliografia di Oscar Wil-de, ma determina nelle atmosfere italiane un approfondimento delle sensazioni sospese, grazie ad una voce che ci sa mettere in comunicazione empatica coi suoi pensieri, pur nei solchi di una compostezza da New Wave attualizzata, ad una sezione ritmica che esprime una vibrazione emotiva soggiacente ma non esasperata, e ad un piano che conferisce rotondità e pienezza ai delicati equilibri tra malinconie sparse.