Diciassette opere di arte urbana di diciassette artisti nazionali e internazionali, realizzate nelle periferie di Roma per raccontare gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030 –Sustainable Development Goals (SDGs)– dell’agenda ONU, attraverso il linguaggio immediato e dirompente della street art.
Dopo quasi un secolo dalla chiusura dell’esperienza viennese, spetta a Roma il compito di perseguire l’ideale del “Gesamtkunstwerk”, l’opera d’arte totale. Fino al 31 luglio, Diamond presenta alla White Noise Gallery una serie di opere concepite nel suo personale laboratorio di arti applicate. Come Kolo Moser e Josef Hoffmann fecero nella Vienna della Secessione, Diamond propone le sue opere come fossero una sorta di collezione di design contemporaneo; oggetti la cui funzione trascende l’utile e sfocia nell’estetico.
Esperimenti come la Bauhaus o il Wiener Werkstätte sono stati seminali per il design contemporaneo, capaci di portare all’estremo una ricerca volta a sintetizzare funzionalità ed estetica. Diamond raccoglie quest’eredità trasformandola in una provocazione in cui l‘artista si riappropria di oggetti comuni rendendoli dei preziosi ibridi fra arte e design. Una provocazione ancora più significativa considerando il suo percorso artistico; la street art, spesso considerata alla stregua del vandalismo, che diventa una sorta di Art Nouveau post moderna in grado di rendere prezioso il banale.
Oggetti trovati, di uso comune, su cui l’artista interviene trasformandoli in strumenti unici di un ideale klimtiano di vita in cui non esiste confine fra arte e funzione. Finestre, porte, paraventi ed altri oggetti destinati alla discarica che diventano opere d’arte pur conservando la loro funzione originale. I lavori concepiti da Diamond per questa mostra si rifanno al tema caro alla street art dell’objet trouvé senza però renderlo un feticcio dell’ambiente urbano ma elevandolo a prezioso oggetto di design.
Alla maniera di Kolo Moser, Diamond usa uno stile asciutto, grafico che mischia elementi di street art con atmosfere da Ver Sacrum. Il risultato sono delle opere realizzate con tecniche che vanno dall’acrilico allo spray che sembrano state concepite per una moderna incarnazione del palazzo della secessione.
E’ proprio questo monumento della Vienna di inizio secolo che ha ispirato l’istallazione di Diamond per la project room in cui l’artista propone la sua personale versione del fregio di Beethoven: un’opera muraria ispirata alla Secessione e che verrà presentata incompleta al vernissage per essere completata durante il periodo della mostra.
ROMA- Si è inaugurata il 16 giugno alla Mondo Bizzarro Gallery la personale di Diamond curata da Marta Gargiulo. L’artista romano, sin da adolescente mostra particolare interesse per quell’arte che rompe le regole e sceglie come spazio dominante quello della strada.
Noi lo sappiamo bene che ce ne hanno combinate troppe, e per un po’ abbiamo subito, ma adesso qualcosa in noi si è trasformato, ed il gusto estetico è stata la prima dimensione a risen-tirne, con il risultato di trovare consone al nostro modo di essere delle sferzate di virulenza che in fondo fanno solo spettacolo per gli occhi in via dei Greci 30, sede della galleria Mondo Pop.
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