Il miglior Sanremo degli ultimi 10 anni. E forse di più. E parliamo della parte artistica e musicale naturalmente. Non certo dello spettacolo televisivo, anche se l’intervento di Roberto Benigni è stato come una perla incastonata in un anello ben strutturato.
“C’è crisi. C’è grossa crisi.” Lo diceva d’altronde qualche anno fa Corrado Guzzanti, come sempre anticipando umori e previsioni. E quest’anno al MEI, come d’altronde in tanti altri storici avvenimenti culturali, (anche il Premio Tenco quest’anno lo ha dimostrato) ha vissuto momenti di difficoltà.
Cominciamo col dire che non sono uno di quelli che arriccia il naso se un’opera artistica è dedicata ad un pubblico più ampio ed ha la fortuna di essere enormemente pubblicizzata. Questo per fugare da subito le critiche al radicalscicchismo (scritto proprio così!), che non abita proprio da queste parti.
‘A Munnezza! Di questo parliamo in questa settimana. Come mai una rivista d’arte che parla di argomenti tanto scabrosi. Non è solo uno dei temi forti di attualità più stringente ma riguarda, purtroppo, la vita quotidiana delle persone. Come consuetudine, però, non è certo attraverso la cronaca quotidiana che affronteremo questo tema. Cercheremo di scoprire se e come i valorizzatori o “termovalorizzatori artistici” siano impegnati a riciclare ‘a munnezza. Non mancano gli esempi, come riporta l’articolo di Federica Cardia, nella storia che hanno visto l’arte smontata, riproposta e riciclata proprio come succede nel campo reale.
‘A Munnezza! Di questo parliamo in questa settimana. Come mai una rivista d’arte che parla di argomenti tanto scabrosi. Non è solo uno dei temi forti di attualità più stringente ma riguarda, purtroppo, la vita quotidiana delle persone. Come consuetudine, però, non è certo attraverso la cronaca quotidiana che affronteremo questo tema. Cercheremo di scoprire se e come i valorizzatori o “termovalorizzatori artistici” siano impegnati a riciclare ‘a munnezza. Non mancano gli esempi, come riporta l’articolo di Federica Cardia, nella storia che hanno visto l’arte smontata, riproposta e riciclata proprio come succede nel campo reale.
Quante volte abbiamo sentito: “Ma questa politica non guarda ai giovani!”, “Eh si… loro mangiano e invece noi, poveri artisti, non abbiamo nemmeno una cantina, o un pezzo di muro per farvi vedere quanta arte possiamo regalare al mondo…” Ebbene, noi di MArteMagazine, siamo andati ad indagare, in questa settimana, lo spazio dell’arte! Ed in particolare siamo andati a raccontare tutti gli spazi ex industriali recuperati dalle varie amministrazioni e che oggi sono stati rinnovati per essere rivissuti dall’Arte.
L’arte si osserva, l’arte si vive, l’arte si ascolta, si compra e si vende, l’arte si possiede ma di arte si è posseduti. Abbiamo voluto impostare questo numero del MArteMagazine proprio per cercare di capire e di chiarire (anche attraverso l’intervista al prof. Massimo Canevacci su MArteLive Onde Radio) come il “flusso d’arte” di cui avevamo parlato nel primo numero, possa vivere il mittente e il destinatario del flusso stesso. Il bisogno di toccare l’opera d’arte, di possederla e di esserne posseduta, appunto.