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Galapaghost_ Runnin’

GALAPAGHOSTcover

GALAPAGHOSTcoverDa sempre c’è chi scappa dalle proprie origini, dai fantasmi del passato e dal proprio paesino. Anche se si chiama Woodstock. Impossibile è non portarsi dietro qualcosa del passato. Galapaghost, nonostante si sia trasferito a Austin da anni, ne è una perfetta rappresentazione.

Nel suo intimistico folk si porta dietro la serenità delle sue terre e nell’apparente leggerezza nasconde tutta la sua inquietudine. E Runnin’ non poteva essere più chiaro.
Per essere il disco d’esordio di Galapaghost, al secolo Casey Chandler, promette proprio bene. Ha visto lungo John Grant che nel 2010 lo ha voluto al suo fianco per il tour in Europa e Nord America, l’etichetta torinese Lady Lovely che l’ha presentato all’Italia, e quindi Ru Catania (Wah Companion, ex Africa Unite) che, con Federico Puttilli (Nadàr Solo), l’ha accompagnato nelle date italiane per la presentazione di Runnin’.
Per quanto Galapaghost provi a sminuire i toni malinconici con ukulele e glockenspiel, ciò che resta lampante è un folk d’autore nella sua versione più innocentemente nuda, un songwriting introspettivo, rassegnato, talmente schietto da arrivare nel profondo senza passare da falsi artifici. E’ musica semplicemente sincera quella di Casey Chandler ma densa, del resto sarebbe semplice rendere il senso di “Disintegration” facendo lo spelling delle parole, ma è l’intensità con cui lo fa a fare la differenza. Poi se oltre al cantato sommesso di Casey ci mettiamo delle chitarre accarezzate da leggeri arpeggi e il banjo che spunta fuori per qualche attimo, la sensazione potrebbe anche essere quella di stare davanti al fuoco di un falò, incantati dalla fiamma ma anche dal chitarrista che, benché sfigato per antonomasia, ha pur sempre il suo fascino.
Galapaghost apprende dalle lezioni acustiche di Neil Young, dalla delicatezza di Simon & Garfunkel, prende spunti e intuizioni country da Iron & Wine, quel velo amaro da Elliott Smith e la purezza dei Midlake. Ma alla fine rimane una risonanza lontana perché lui riesce a non assomigliare a nessuno di questi. Dà sicuramente il meglio di sé in quelle piccole perle finali che chiudono il disco (“The Demise of Me”, “A Familiar Place” e “Desire for Desire”), ma non sono certo da sottovalutare i momenti più tendenti al country (“You’re all I need”) e quelli in scopre le sue carte vocali (“Truman”, “Never Heard Nothin’”).
In definitiva un album talmente semplice che non ti viene nemmeno di chiedergli qualcosa di più. Possiamo, intanto, tenerlo d’occhio mentre scopre la sua specificità: quando avrà smesso di correre magari ci dirà davvero chi è.

TRACKLIST:
1. Runnin’
2. Never Heard Nothin’
3. Human Unkind
4. Rise & Fall
5. Truman
6. Don’t Go & Break My Heart
7. You’re All I Need
8. Beauty Of Birds
9. Disintegration
10. The Demise Of Me
11. A Familiar Place
12. Desire

Emiliana Pistillo

Emiliana Pistillo, Galapaghost, martelive, martemagazine, musica, Runnin’

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