Voci nel deserto – Frammenti di liberta’ di pensiero
[TEATRO]
ROMA – Le voci che urlano nel deserto sono sempre destinate a non essere ascoltate?
La storia in qualche modo si ripete, nei suoi corsi e ricorsi, e in ogni epoca ci sono stati uomini capaci di guardare oltre, nani come gli altri, ma sollevati sulle spalle dei giganti, che hanno cercato di mettere in guardia i propri simili, di fargli aprire gli occhi e soprattutto le menti.
E ora queste voci tornano dal passato, con tutta la loro incredibile attualità, ad urlare con forza il loro messaggio nel rave teatrale Voci nel deserto, un progetto ideato da Marco Melloni e portato in giro nelle strade di Roma e negli spazi alternativi della cultura, sotto forma di performance collettive di letture e musica. Un esperimento di resistenza teatrale, riproposto lo scorso 23 maggio negli spazi del Brancaleone e il 29 maggio nel CSOA La Strada, sempre a Roma.
Al Brancaleone, una quindicina di attori, professionisti e non, si sono avvicendati sul palco e su pedane intorno al pubblico, interpretando brani di grandi scrittori e pensatori di ogni tempo, intervallati da un abile e divertente mix di frammenti sonori del presente ad opera di DJ Tuppi. Passato prossimo e passato remoto uniti in un eterno presente di attualità universale.
Alla fine di ogni brano, quando l’interprete di turno ne svela autore e data, non si può evitare un brivido di inquietudine, realizzando che ciò che sembrava riferito ad oggi, adattandosi perfettamente e descrivendo così bene la nostra società e soprattutto l’attuale situazione politica, è stato scritto invece da poche decine a centinaia se non migliaia di anni fa!
Da scrittori come George Orwell (1984), Ennio Flaiano, Primo Levi, Edmond Rostand (Cyrano), Ray Bradbury (Fahrenheit 451), Giorgio Manganelli, Aldous Huxley, a giornalisti e filosofi come Tiziano Terzani, Enzo Biagi, Indro Montanelli, Giuseppe Prezzolini, Alexis De Tocqueville, John Stuart Mill, passando per Giorgio Gaber, Lorenzo da Ponte (Don Giovanni), indietro fino a Euripide oTucidide.
Un unico filo rosso, in cui si intrecciano anche citazioni da film quali Quinto potere o Matrix e le parole dei politici, dagli imperiosi discorsi di Mussolini alle ‘scuse’ alla nazione da parte di Bill Clinton per la ‘vicenda Lewinsky’.
Ogni brano legato al successivo dalle agili dita di DJ Tuppi, che creavano collage mixati della voce del nostro premier che ripete ossessivamente i suoi slogan con sottofondo da looney tunes, rincorsa da quella di Benigni che lo chiama a gran voce, remix dell’Inno d’Italia, il grande Enzo Biagi con la voce rotta al suo rientro in TV dopo l”Editto bulgaro’ e altri stralci di momenti topici del nostro recente passato, con un magnifico effetto Blob, di tipo ‘acustico’.
Il ritmo è incalzante, il pubblico rapito e coinvolto nel gran finale corale, in piedi, ad urlare insieme a tutti gli interpreti riuniti sul palco: ‘Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!!!’ , come esortava Howard Beale in Quinto potere, e a cantare insieme a Mannarino che ha suggellato la serata con uno dei suoi pezzi dall’ironia liberatoria.
Voci nel deserto è un progetto aperto, in evoluzione costante, dove nuovi brani vengono selezionati e aggiunti per essere riportati in vita dagli attori ed artisti che si alternano nelle performance, veramente ben costruite e realizzate, in una forma di “volontariato teatrale autogestito”. Vale decisamente la pena partecipare ai loro spettacoli, e contribuire a diffondere il loro messaggio, seguendoli sul loro sito: www.vocineldeserto.it.
Emanuela Meschini, martelive, martemagazine, News, teatro, Voci nel deserto