Cortázar: tre inediti 25 anni dopo
LETTERATURA- È stato presentato lo scorso 21 maggio a Roma il nuovo libro di Julio Cortázar De Cronopios y de Famas, tres nuevas historias, una breve raccolta di tre nuovi racconti del grande autore argentino editi dalla Del Centro Ediciones. Una situazione surreale che ben si addice allo scrittore in questione, morto nel febbraio del 1984 e, nonostante ciò, capace di regalare al suo pubblico ancora tre piccole perle narrative.
I racconti erano nascosti tra le carte ereditate dalla prima moglie Auróra Bernárdez, che in un primo tempo si ritenevano prive di rilevanza letteraria e che, invece, si sono rivelati tre scritti completi non pubblicati nell’edizione del ’62 dell’indimenticabile raccolta Historias de Cronopios y de Famas. Una giornata dal titolo Homenaje a Cortázar- omaggio a Cortázar ha voluto salutare questo ultimo nato e ricordarne il padre, un autore indimenticabile sempre alla ricerca di punti di vista inediti della realtà.
Introduce l’incontro l’ambasciatrice argentina Norma NASCIMBENE de DUMONT che ha voluto sottolineare l’impegno politico e civile di Cortázar durato per tutta la vita e che gli costò l’esilio a Parigi, in quanto non gradito alla dittatura del suo Paese. Testimonianza del suo compromesso, rivolto a tutta l’America Latina, è scolpito in Nicaragua, tan violentamente dulce, cronache saggistiche e poesie ispirate dall’esperienza dei suoi viaggi in questo paese dilaniato dalla guerra civile.
La professoressa Rosalba Campra, docente di Letteratura ispanoamericana della Sapienza, parla di un “perseguidor”, una figura sempre alla ricerca. Di cosa? Di un punto di vista diverso, dell’io e dell’essere oltre l’apparenza, oltre quello che lui stesso definiva “la gran costumbre”, il conformismo dilagante. I personaggi Cronopios sono la resa letteraria di questa fuga, laddove i Famas impersonano un atteggiamento di passiva accettazione delle abitudini cosiddette “normali”, la cecità di chi non vede oltre la discutibile normalità.
Completano questo curioso tris le Esperanzas, esseri intermedi, timidi e caritatevoli. L’umorismo è uno dei mezzi con cui Cortázar scardina le fondamenta del mondo reale e il gioco ne è parte fondamentale.
L’elemento ludico traspira in ogni suo testo e, ancor di più, in quelli che riguardano i tre personaggi citati, invitando sempre il lettore a partecipare al gioco della poesia che l’autore riteneva essere simile all’amore e alla rivoluzione.
Segue la relazione di Anna Boccuti dell’Università di Torino, che approfondisce il tema del gioco e dell’umorismo e di come questi siano la chiave che permette una visione del mondo non omologata. Lo scrittore si autodefiniva “dislocato dal centro (omologazione)”, affermando di scrivere da una posizione interstiziale e, proprio per questo, privilegiata. La componente umoristica potrebbe apparire stridente rispetto alle riflessioni filosofico-letterarie che spesso l’autore affronta e che, per alcuni, formano una dicotomia all’interno della personalità dello scrittore. Al contrario, però, le due componenti nei testi di Cortázar si fondono in un’unicità sorprendente, che rivela al tempo stesso profondi sentimenti umani e argute peripezie cerebrali, esempio del quale è il romanzo, o iper-romanzo, “Rayuela” (“Il gioco del mondo”): un testo serio denso di humor.
La seconda parte della conferenza è dedicata alla lettura bilingue dei tre testi pubblicati, ad opera dell’OTLI (Officina di Traduzione Letteraria Ispanoamericana, Sapienza Università di Roma). Vialidad, Never stop the press e Almuerzo sono brevissimi racconti in perfetta simmetria con quelli pubblicai nel ’62, sebbene l’editore di allora consigliò di scartarli. Gli appassionati di Cortázar possono ritrovare quella stessa ironia mista a uno sguardo innocente propria delle avventure dei cronopios che già avevano incontrato.
Concludono l’incontro i realizzatori materiali del volumetto, ovvero Judith Lange, autrice delle illustrazioni; José Maria Passalacqua, calligrafo e Claudio Pérez Míguez con Raúl Manrique Girón della casa editrice Del Centro Editores. In omaggio ad una grande figura della letteratura mondiale, si è voluto imprimere un volume di pregio realizzato artigianalmente in cento copie firmate. I caratteri del testo sono stati realizzati appositamente da un calligrafo, che ha inventato una scrittura ad hoc per le storie dei fantareali personaggi. I caratteri si intrecciano in volute sinuose e quasi fiabesche, caratteristiche che ben si addicono al contenuto stesso dei racconti. Sembra che aste e stanghette siano le superfici ideali a far da scivolo agli esserini usciti dalla fantasia cortazariana.
I testi sono corredati da un apparato di illustrazioni in cui per la prima volta viene fissata una fisionomia di Cronopios, Famas e Esperanzas. L’autrice delle opere ci confessa che, inizialmente, il compito di dare un volto a personaggi che il pubblico aveva già all’interno del proprio immaginario le era sembrato a dir poco arduo e rischioso. Ma le opere realizzate hanno lasciato tutti soddisfatti: gli esseri che abbiamo potuto ammirare ispirano simpatia, ma anche il suo contrario. Hanno sguardi maliziosi, furbi e a tratti appaiono veri diavoletti. Cortázar non ha lasciato una descrizione fisica a cui appigliarsi, riducendo le informazioni relative al cronopio alla definizione misteriosa di “microbo umido e verde”. L’artista ha mantenuto il colore, il resto è frutto della sua creatività. Colpiscono gli occhi di questi personaggi, grandi, dolci e quasi stupiti. Eppure, ci ricordano le docenti, i cronopios sono tutt’altro che esserini buoni e immacolati.
Con questo oggetto prezioso, un libro unico e raro, si è voluto salutare un autore che sa suscitare, oltre a tanta ammirazione, molta passione. Il lettore di Cortázar, infatti, instaura con i suoi testi e, attraverso di loro con lui stesso, un rapporto che si può davvero definire di affetto. Nelle parole che ci ha regalato, la profonda umanità rapisce e affascina, così come i suoi mondi, così assurdi e così reali. Nella loro profondità cogliamo l’assunto che l’infinito è qui sulla terra. E forse il cielo resta un po’ più vuoto.
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